REDAZIONE UMBRIA

Uccise la moglie e dirottò un aereo. Poi fugge dalla libertà vigilata: preso

Luciano Porcari aveva fatto perdere ogni traccia di sé la sera del 2 giugno, quando si è sottratto all'obbligo di firma alla questura di Terni. Ha trascorso 21 anni in carcere per omicidio

Luciano Porcari

Orvieto, 3 giugno 2015 - Una vita rocambolesca e una fama internazionale oscillante tra lo spregiudicato e l’avventuriero prima che la tua sua ultima impresa gli imprimesse sulla pelle il marchio indelebile dell'assassino spietato. Luciano Porcari, 75 anni, protagonista del più lungo dirottamento nella storia dell'aviazione ed omicida, nel 1994, della sua giovane moglie, ha fatto perdere ogni traccia di sé martedi sera, quando si è sottratto all'obbligo di firma alla questura di Terni, città dove risiedeva essendo stato scarcerato pochi giorni fa, a fine maggio. Solo nel pomeriggio è stato intercettato e fermato dai carabinieri a Bolsena. Porcari ha trascorso gli ultimi 21 anni in carcere per l'omicidio della moglie ventisettenne, l'infermiera Roberta Zanetti.

Avvenne il 2 febbraio del '94. Porcari raggiunse la casa dei suoceri a Castelviscardo in preda all'ira dopo aver saputo che il tribunale aveva affidato alla moglie la figlia Carlotta di tre anni, in seguito alla loro separazione. La sera prima, lui e la moglie aveva trovato un accordo sulla sorte della bambina, ma l'indomani aveva cambiato idea. Entrò in casa dei suoceri come una furia, brandendo una pistola giocattolo e facendosi consegnare dal suocero un fucile da caccia con il quale sparò a bruciapelo alla madre della moglie, Lina Tiracorrendo, ferendola lievemente ad una spalla. Poi afferrò la povera Roberta con la quale si barricò nella loro casa, poco distante. L'abitazione venne circondata. Sparò a salve dalla finestra contro i carabinieri che risposero al fuoco. Il sostituto procuratore Paolo Micheli iniziò con lui una trattativa serrata, parlandogli dal pianerottolo dell'abitazione. Quando il magistrato lo convinse finalmente ad aprire, i carabinieri fecero irruzione trovando il corpo della donna in terra in una pozza di sangue. L'aveva uccisa molto tempo prima sgozzandola con un coltello de cucina e finendola con un colpo di fucile. Ieri, ha telefonato ai carabinieri di Castelviscardo chiedendo dove fosse Carlotta e dicendo di volerla rivedere. Le forze dell'ordine hanno fatto scattare immediatamente dei controlli ed è iniziata una caccia all'uomo che non ha ancora dato risultati mentre i parenti della moglie e la figlia, oggi 24 enne,sono stati sottoposti a sorveglianza. Intorno alle 17 e 30 la notizia del suo fermo.

Nel 1977 Porcari aveva dirottato un aereo della compagnia Iberia sulla tratta Siviglia Madrid, dicendo di avere con se una bomba. Costrinse il pilota a volare sopra l'Africa e l'Europa per cinque giorni, macinando 50 mila chilometri fin quando l'aereo non consumò tutto il carburante. Il motivo di quel gesto era quello di costringere la giovane moglie Isabella, figlia di un ricco politico della Costa D'Avorio, a far venire con lui in Italia i loro tre figli. Ottenne di poter avere con sé i figlie Ramon e Pablito, quest'ultimo morto suicida ad Orvieto nel 92. La bomba era in realtà una bottiglia di champagne che offrì ai viaggiatori alla fine di quell'incubo. Nel carcere di Orvieto divenne famoso per aver costruito un prototipo di auto da formula uno, ma fece parlare di se anche quando scrisse un memoriale proponendo una possibile pista per l'omicidio di Simonetta Cesaroni, avvenuto a Roma, in via Poma, nel 1990. Porcari sosteneva che la Cesaroni avrebbe lavorato per i servizi segreti, redigendo contratti per la vendita di armi e sarebbe stata a conoscenza del pagamento di tangenti sugli aiuti umanitari. In un'altra circostanza aveva lanciato un appello per un presunto attentato su un aereo di linea in partenza da Los Angeles.

C.L.