"Dimissioni? La mia coscienza mi ha sorriso"

Perugino di nascita, ternano di adozione lo chiamano il ’leone’. Non ha mai accettato di lasciare l’incarico per far posto alla Puletti

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"Dimissioni? No comment". Enrico Melasecche, assessore alle Infrastrutture, trasporti e Protezione civile dell’Umbria, cacciato dalla Lega, non svela le prossime mosse. Ma c’è da scommetterci che non farà alcun passo indietro – e nemmeno di lato – e terrà la barra dritta. All’Ansa, sornione come sempre, aggiunge: "Sono molto sereno, ho consultato la mia coscienza che mi tranquillizza. Anzi mi ha fatto un bel sorriso". Di darla vinta a chi voleva che mollasse il posto in consiglio regionale – facendo salire la prima dei non-eletti, la pasionaria leghista Manuela Puletti, a sua volta strategica nel duello Caparvi-Briziarelli, non se ne parla. Di autoeliminarsi dalla Giunta manco. E con la Governatrice Donatella Tesei (che l’ha sempre difeso), nel momento drammatico della resa dei conti farà valere impegno e risultati. Niente da dire, nemmeno per i detrattori: Melasecche di medaglie ne ha incassate. E se non sono ori poco ci manca per far uscire l’Umbria dall’isolamento sia con l’Alta velocità che con la questione Fcu.

Politico navigato – sicuramente il più esperto della Giunta – 73 anni, perugino di nascita, ternano di adozione è cresciuto a Palazzo Spada, la spalla del liberale Gianfranco Ciaurro. Era il lontano 1993 quando nella città rossa dell’acciaio scattò la rivoluzione. Da consigliere diviene assessore e si impegna in prima linea su ponti, strade, piazze, parcheggi, monumenti e quartieri. Non si sottrae nemmeno al confronto in diretta tv con i cittadini: anomalo per un politico. Al secondo mandato è vicesindaco, si candida alla Camera dei Deputati contro il piddino Enrico Micheli. Sarà poi eletto in Regione nelle file dell’opposizione per due mandati. Nel 2014 torna a Palazzo Spada e porta alla luce il dissesto del Comune. Quattro anni dopo appoggia il sindaco Leonardo Latini che ora critica. Nel 2019 scende in campo con la Lega quando il Carroccio, forte dello scandalo di Concorsopoli e di una sinistra ormai appiattita e involuta, si prende l’Umbria. Ma non ce la fa: è il primo dei non eletti.

La Tesei lo vuole, lo nomina assessore con un dicastero pesante: trasporti e infrastrutture. Ad aprile 2020 con l’elezioni in Parlamento di Valeria Alessandrini, il ’leone’ si siede a Palazzo Cesaroni. Ma la politica leghista gli impone le dimissioni per dare a tutti la ’possibilità di impegnarsi’. Leggi Puletti.

Lui non molla. Nessun passo indietro: lo scranno del Consiglio è un posto sicuro, in Giunta no.

Qui le opinioni sono divergenti: i detrattori dicono che lui l’aveva promesso al ’Capitano’ in persona e quest’ultimo gli aveva assicurato un porto-posto sicuro. Altri della squadra anti-Melasecche addebitano la scelta anche al dannato soldo: ballano 2mila e 200 euro tra consigliere e assessore. La verità, come sempre, potrebbe stare nel mezzo.

Eri.P.