REDAZIONE UMBRIA

Denunciò cronista, condannato per calunnia

Aveva accusato il giornalista di diffamazione pur sapendolo innocente: il giudice infligge a membro del cda di Bps un anno e 4 mesi (pena sospesa)

Denunciò cronista, condannato per calunnia

Lo avrebbe accusato di averlo diffamato a mezzo stampa e querelato, pur sapendo che quanto scritto dal giornalista spoletino Carlo Ceraso corrispondeva al vero e che quindi l’autore dell’articolo era innocente. Archiviate le accuse a carico di Ceraso, per Leodino Galli, membro del consiglio di amministrazione della Banca popolare di Spoleto (l’articolo incriminato risale al 12 marzo 2017) si è aperto un altro processo che si è concluso ieri con la sentenza di condanna, emessa dal giudice Elisabetta Massini del Tribunale di Spoleto, a un anno e quattro mesi di reclusione, pena sospesa.

L’imputato, inoltre, è stato condannato al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva di 10mila euro a favore di Ceraso, costituitosi parte civile con l’avvocato Iolanda Caponecchi. Il giudice, inoltre, ha disposto la liquidazione di 5mila euro a titolo di risarcimento danni a favore delle parti civili che si erano costituite, ovvero dell’Associazione stampa umbra, della Federazione nazionale della stampa italiana, entrambe difese dall’avvocato Rita Urbani, e per l’Ordine giornalisti dell’Umbria, rappresentato dall’avvocato Simone Budelli, oltre al pagamento delle spese processuali di tutte le parti civili. All’udienza di ieri erano presenti in aula il presidente neoeletto della Fnsi, Vittorio Di Trapani, il presidente dell’Associazione Stampa Umbra, Massimiliano Cinque, e il presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Umbria, Mino Lorusso. Un importante precedente a tutela dell’articolo 21 della Costituzione, del diritto dei cittadini a essere informati, viene definita dalla Fnsi la sentenza emessa dal Tribunale di Spoleto.

"Per la prima volta il procedimento per calunnia nei confronti di chi aveva querelato ingiustamente un giornalista è partito su iniziativa diretta della Procura e il Tribunale ha emesso la condanna". "L’auspicio è che quello di Spoleto diventi un precedente seguito anche da altre Procure. Ma allo stesso tempo, questa vicenda richiama alla assoluta urgenza di arrivare quanto prima a una norma di legge contro le querele bavaglio", commentano Fnsi, Associazione stampa umbra e Ordine dei giornalisti, che ringraziano per il loro impegno professionale e civile gli avvocati Iolanda Caponecchi, Rita Urbani e Simone Budelli.

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