Corte d’Appello: "L’iscrizione Anm non mina l’autonomia dei giudici"

Per il collegio è "infondata" l’istanza presentata da Palamara nei confronti delle toghe che lo giudicano per corruzione

Migration

L’iscrizione all’Associazione nazionale magistrati non mina l’autonomia e l’indipendenza dei giudici. È quanto emerge in sintesi dalle motivazioni con le quali la Corte d’appello di Perugia ha rigettato la richiesta di ricusazione presentata da Luca Palamara nei confronti di due giudici del Tribunale del capoluogo umbro che lo stanno giudicando per corruzione.

Secondo il collegio un magistrato iscritto all’Anm "può avere nel procedimento in oggetto solo ed esclusivamente un interesse rappresentato dall’affermazione dei valori fondanti l’ordinamento giudiziario, ovverosia l’autonomia e l’indipendenza della magistratura che sono, poi, anche i valori posti alla base della imparzialità e della terzietà nelle decisioni, tutti valori enunciati dalla Costituzione e sui quali si fonda il giuramento che ciascun magistrato pronuncia all’inizio della sua carriera. Si tratta dello stesso interesse che qualsiasi cittadino ha nel perseguire e nel tutelare detti valori che rappresentnao la garanzia di imparzialità e di trasparenza dell’operato della magistratura".

Per il collegio della Corte d’Appello, quindi, l’istanza di Palamara è "priva di fondamento" e per questo motivo "deve essere rigettata".