
Sfiora anche l’Umbria la maxi inchiesta della Procura fiorentina culminata con l’interdizione dai pubblici uffici per nove tra dirigenti e funzionari di Alia società di igiene urbana della Toscana. Perché il compost che gli inquirenti sostengono essere stato gestito illegalmente dall’azienda era finito anche a Castiglione del Lago, alla Trasimeno srl di Lacaioli. In particolare, come si legge nell’ordinanza firmata dal Gip di Firenze, per i 33 avvisi di garanzia nei confronti di altrettanti indagati fra dirigenti e responsabili della società, l’ipotesi di reato sul fronte umbro è quella non aver adempiuto a specifica ordinanza che il Comune di Castiglione del Lago aveva emesso nel 2018. Andando a ripescare quell’atto dell’amministrazione castiglionese si comprende come la Procura di Firenze avesse già comunicato che gli accertamenti condotti unitamente ai funzionari Arpat nel sito di produzione del compost avevano consentito di verificare che il compostato misto prodotto e identificato come lotti 012017 e 022017, poi quasi totalmente conferito a vari destinatari (tra cui appunto quello di Lacaioli) risultava non conforme a quanto previsto e in particolare tutti i campioni sono risultati irregolari per il tenore dei materiali plastici, vetro e metalli superiore allo 0,5 % .
"Pertanto, diversamente da quanto certificato da Alia Servizi Ambientali Spa mediante i propri documenti – si legge nell’ordinanza – quanto conferito ai vari destinatari, anziché essere considerato "ammendante compostato misto" e quindi materiale utilizzabile per lo spandimento in agricoltura, deve essere classificato come "compost fuori specifica" e quindi come rifiuto speciale non pericoloso". Insomma quel materiale sarebbe dovuto finire in una discarica e invece veniva venduto anche all’azienda castiglionese traendone un profitto illecito. Si trattava di ben 53 tonnellate di compost "non buono" che vennero stipati in un capannone. E questo è citato nell’ordinanza come un aspetto positivo, visto che negli altri siti toccati dall’inchiesta risulta che il materiale venne stato stipato a cielo aperto con conseguente esposizione agli agenti climatici e maggior dilavamento nel terreno.