La prima 'colonnella' della Finanza. "Il segreto? Comando con cuore e rigore"

Antonella Casazza è l’unica donna a capo di un Provinciale della Guardia di finanza: "Volevo indossare la divisa sin da bambina, lo spirito militare l’ho imparato da mio papà carabiniere ma servono anche sensibilità e umanità"

Il colonnello Antonella Casazza, nuovo comandante provinciale della Guardia di finanza

Il colonnello Antonella Casazza, nuovo comandante provinciale della Guardia di finanza

Perugia, 13 agosto 2021 - Il rigore militare l’ha respirato in famiglia. La grinta e la sensibilità ce l’ha nel dna. "Si può essere fermi e determinati ma al contempo umani" dice Antonella Casazza, 47 anni, primo comandante provinciale donna in Italia delle Fiamme gialle.  

Lei è la dimostrazione che una donna ce la può fare… "Certo che ce la può fare e sono convinta che non sarò l’unica, la Guardia di finanza non ha avuto esitazioni nell’accettarci prima e nel considerarci risorse importanti poi".  

Colonnello o colonnella? "Diciamo che sono una donna che riveste il grado di colonnello". Sorride. "Lascio agli esperti del settore ogni dissertazione su quello che viene definito il ’sessismo linguistico’. Probabilmente, tra qualche anno, sarà normale essere la ’colonnella’. Ma, comunque, non è certo questo quello che conta".  

La prima persona a cui l’ha detto? "Avrei voluto dirlo a mio papà. Era un carabiniere. E’ morto lo scorso anno appena arrivata a Perugia. Sarebbe stato felice".  

Da bambina che sognava? "Non per essere scontata ma una divisa, sono ’nata’ e cresciuta in caserma. Questo sogno l’ho sempre coltivato. Appena compiuti 18 anni presentai domanda per la Scuola superiore della polizia di stato, era il ’93. Fui convocata per le prove ma in quei giorni avevo tre esami all’università e rinunciai per studiare. Il destino mi ha portato su altre strade, mi sono laureata in Economia e commercio, ho cominciato a lavorare in banca e nel 2000 uscì il primo concorso in Finanza per sole donne. Andai per scommessa... e la mia vita cambiò radicalmente".  

Duro l’impatto militare? "Mi sono trovata a casa e riconosciuta in valori, ideali e una disciplina che mi avevano dato in famiglia".  

Lei è Irpina, ’figlia’ del terremoto. Vi ha lasciato il segno? "Il terremoto è stato uno spartiacque. C’è un prima e un dopo. E’ qualcosa che entra nella tua vita e non ti abbandona più. Oggi non mi fa paura anche se l’ho conosciuto tragicamente".  

Che ricordi ha? "Avevo 6 anni, mamma era in ospedale a Napoli, papà carabiniere. Tutte le forze di polizia, furono mobilitate, ci accompagnò dalla nonna, in pigiama. Saltarono elettricità e telefoni, mia madre vedeva le immagini della devastazione e pensò che eravamo tutti morti. Solo dopo due giorni mio padre riuscì a dirle che eravamo salvi".  

Adesso si trova in un’altra terra terremotata che ha bisogno anche di voi finanzieri… "Il terremoto è un trait-d’union . Il disagio lo capisco. Vivere in un container, non avere una scuola come avvenne a me. Il mio supporto e quello dei i finanzieri non mancheranno mai".  

Oltre 100 comandi provinciali, unica donna. Fa effetto? "Nessuno, ci sono abituata a essere l’unica donna".  

E nella componente maschile? "Oggi non dico che sia la normalità ma non fa più quell’effetto strano, come all’inizio. Solo curiosità. E poi in Umbria siete abituati alle donne al comando".  

Da capitano in commissione parlamentare si schierò contro le quote rosa nei concorsi militari. La pensa ancora così? "Le quote si stabiliscono per merito non per colore o per sesso, e questa è la vera parità".  

Qual’è il valore aggiunto che le donne possono dare in contesti appannaggio maschile? "La sensibilità e l’umanità. A volte anche l’intuito, sono modi differenti di affrontare problemi e trovare soluzioni. Il vero valore aggiunto è la complementarietà tra approccio maschile e femminile. Un’arma vincente".  

Nel suo discorso di insediamento ha parlato della necessità di essere anche umani. Non è usuale. E invece? "È fondamentale, io ho avuto la fortuna di incontrare comandanti uomini che la pensavano così. Si può essere empatici, sensibili e far proprie le difficoltà degli altri che non mancano quotidianamente tra i nostri militari e nei confronti delle persone con cui ci interfacciamo - sia il contribuente o la persona che commette reati - senza per questo far mancare la fermezza".  

In Umbria quali sono i rischi?

"Dobbiamo stare attenti al controllo economico del territorio in tutti i settori imprenditoriali: sono soprattutto le piccole e medie imprese del settore turistico-alberghiero ad essere maggiormente esposte al rischio di infiltrazione, di reinvestimento/riciclaggio di proventi illecite, attraverso l’acquisizione di imprese segnate dalla crisi della pandemia e l’accaparramento di risorse che verranno stanziate".  

E come controllate, prima che accada? "Da tempo abbiamo avviato attività di analisi per verificare le compagini societarie, passaggi di quote, aperture di nuove partite iva. Sono i nostri campanelli di allarme per prevenire e intervenire con precisione". E fermezza: strategia, declinata al femminile.