SOFIA COLETTI
Cronaca

Ciak si gira Una docufiction su Sandro Penna

Il regista, scrittore e sceneggiatore Massimiliano Palmese dirige “Se la vita sapesse il mio amore“ sul grande poeta perugino

"La poesia di Sandro Penna è una delle vette più alte della lirica italiana non solo del Novecento, ma di tutti i tempi. È un autore molto letto e molto amato, tradotto in tutta Europa, che ha avuto rapporti con i maggiori intellettuali, scrittori e pittori della sua epoca. Voglio scandagliare il suo genio, ma anche la sua biografia, ricca di arte e di contraddizioni". Massimiliano Palmese parte da qui per raccontare la sua nuova avventura. Scrittore, poeta, sceneggiatore e regista, autore anche di apprezzatissime traduzioni di Willam Shakespeare (di recente i “Sonetti” per l’editore Marcos y Marcos), Palmese è pronto a girare un documentario sul grande poeta perugino dopo i due fortunati precedenti: “Il caso Braibanti“ del 2020, vincitore del Nastro d’Argento, disponibile su RaiPlay, e “Bellezza, addio“ del 2023, ora su SkyArte e NowTv.

Sandro Penna. Se la vita sapesse il mio amore“ è il titolo della docufiction che verrà prodotta da Andrea Gori per Lumen Films, con il contributo del Ministero della Cultura. Palmese, come nasce questo progetto? "Provo a dare il mio contributo alla nostra scarsa “memoria culturale”: con Aldo Braibanti, Dario Bellezza e adesso Sandro Penna vorrei accendere una luce su intellettuali e poeti “a rischio oblio”, farli conoscere soprattutto alle nuove generazioni. Per questo racconto anche la loro vita, che quasi sempre ha coinciso con la loro opera. Sono autori che hanno speso se stessi “nel sacerdozio della poesia”: hanno vissuto sempre e solo d’arte e quindi spesso con enormi difficoltà".

Per Sandro Penna quale sarà l’idea portante? "Il lavoro si snoda su un doppio binario. Da una parte c’è la vecchiaia a far da cornice, gli ultimi anni quando s’era chiuso in casa, il momento dei ricordi. Invece il cuore della storia saranno gli anni giovanili, che portano la scoperta di se stesso e dell’amore, con turbamenti, inquietudini, lacrime. Ovviamente c’è Perugia, la città natale, con le fughe e i continui ritorni, e c’è Roma dove Penna si trasferisce alla fine degli anni Venti. Qui si affermerà come poeta, esordendo nel 1939, sotto l’ala di Saba e di Montale".

Com’è strutturato il lavoro? "Sarà una docufiction con materiali di repertorio, interviste che vorrei fare anche a Perugia, e una ricostruzione d’epoca. Con lo studioso Marco Beltrame abbiamo recuperato materiali d’archivio, lettere, diari, testi inediti, interviste cartacee rarissime e dimenticate. E abbiamo il supporto prezioso della nipote erede, Letizia Coppotelli, che ci ha aperto l’archivio privato. Ripeto, voglio restituire l’immagine di un genio della poesia, un umbro che è stato per la poesia quello che il Perugino è stato per la pittura. È normale che in una vita ci siano chiari e scuri, estasi e ipocondrie, qualche ambizione delusa e talvolta gelosie, anche se poi Penna aveva grande consapevolezza del proprio talento".

Non solo materiale d’archivio, diceva... "Realizzerò nuove interviste a chi lo ha conosciuto, come Elio Pecora, Dacia Maraini, a critici come Paolo Di Paolo, allo storico Daniele Susini. E poi una ricostruzione dell’epoca con Sandro Penna a Perugia e Roma. Siamo in attesa di reperire fondi sul territorio umbro che ci permetterebbero di girare anche a Perugia. Mi piacerebbe far vedere anche il suo mondo qui: le sue strade, la casa, i luoghi che frequentava, tutto il paesaggio che ha avuto negli occhi".

Quale valore avrà questo documentario? "Su Penna sono stati fatti libri, convegni, mostre. Vedo il mio lavoro come un tassello che si aggiunge al già fatto, e che ci riconsegni finalmente in video questo grandissimo poeta. Anche in vista dell’anniversario del 2026, i 120 anni dalla sua nascita".