ENZO BERETTA
Cronaca

Carabiniere a luci rosse incastrato da un altro video hard

Spunta una quarta donna che il militare ricattava

Tribunale

Perugia, 19 febbraio 2016 - C’è un nuovo video che ‘incastra’ Stefano Tittarelli. E’ un secondo filmato pornografico girato nella caserma dei carabinieri in cui prestava servizio il brigadiere arrestato un paio di settimane fa. Il primo riguardava una prostituta. In queste immagini, invece, si riconosce il 53enne, sempre in divisa, mentre fa sesso con una donna convocata per questioni di ufficio. La registrazione è stata prodotta dal pubblico ministero Michele Adragna quando l’indagato ha chiesto al Riesame l’attenuazione della misura cautelare. Per il momento Tittarelli è agli arresti domiciliari e soltanto nell’udienza di martedì il tribunale della libertà valuterà quale decisione prendere.

Nell'iniziale richiesta al gip Alberto Avenoso, la procura non aveva formulato un capo d’imputazione in quanto questa «quarta donna», presunta vittima delle attenzioni del militare sospeso dal servizio, è spuntata soltanto dopo il deposito. Il video-hard era nel computer di Tittarelli e ci sono voluti giorni per analizzare tutti i files. Non è stato per niente facile aprire quei documenti: «Erano protetti da password e la loro apertura è stata consentita solo grazie a un software in grado di decriptare la parola chiave». Nonostante ciò le informazioni sono state trasmesse al gip che ha emesso l’ordinanza.

Rispetto a prima, dunque, la procura contesta a Tittarelli una nuova accusa di violenza sessuale. Con questa ammontano a tre (le altre riguardano una ‘lucciola’ e una giovane con problemi psichici), oltre al presunto adescamento di una 16enne dell’Eugubino-Gualdese. La donna di cui si parla ora è una sudamericana che era stata invitata in caserma per eleggere domicilio per un furto. Dal filmato ripreso in ufficio si vede la donna che si allontana dal militare tentando di sottrarsi alle avances. «Sei una bella donna – le dice -. Noi sappiamo un po’ tutto, no? Quello che fai, che non fai, a me non va di romperti i c…». Quindi lei cede. Secondo Avenoso «l’indagato è spregiudicato» e «approfitta della propria particolare posizione di pubblico ufficiale per avvicinare le donne oggetto delle sue attenzioni (soggetti manifestamente deboli per età, condizioni di vita, condizioni psico-relazionali)». Un altro importante braccio di ferro per la procura si gioca sulle ipotesi di reato corruttive. Quella che per Adragna è concussione per Avenoso è, più semplicemente, induzione indebita. Un capitolo sul quale certamente si soffermerà l’avvocato Nicola Di Mario.