
Carabiniere ucciso nella rapina. L’avvocato della famiglia Fezzuoglio:: "Prove solide contro Pietro Pala"
Pietro Pala, secondo la sentenza definitiva della Corte di Cassazione emessa nel febbraio del 2016, a circa dieci anni dal delitto, avrebbe sparato il colpo che uccise il carabiniere Donato Fezzuoglio davanti alla filiale del Monte dei Paschi di Siena. Era il 30 gennaio 2006, un gruppo di rapinatori entra in banca con le armi spianate. Fezzuoglio, insieme al collega di pattuglia, interviene mentre i rapinatori stanno per darsi alla fuga. Un colpo di mitragliatore lo raggiunge alla nuca. Colpito alle spalle. A fare fuoco, in base alle sentenze, Pala, sardo da anni residente a Marsciano, pronto a fuggire con il resto della banda. Per quella rapina, oltre a lui, è stato condannato Raffaele Arzu, primula rossa delle rapine. Per Pala, il prossimo 4 aprile, la Corte d’appello di Firenze, valuterà la richiesta di revisione del processo a suo carico che si è concluso con l’ergastolo. Il suo difensore, l’avvocato Gabriele Magro, ha messo in fila presunta incongruenze e nuove testimonianze che riscriverebbero la storia per come le indagini dei carabinieri del Ros hanno scritto.
"Legittima l’istanza di revisione, ma voglio ricordare che si tratta solo di un’istanza che deve essere ammessa e verosimilmente non lo sarà" commenta l’avvocato Giancarlo Viti, che ha assistito la famiglia del carabiniere ucciso. "Le indagini svolte dai carabinieri dell’Arma hanno portato a individuare una prova assolutamente solida. Vicino a una delle auto utilizzate dai rapinatori è stato ritrovato un mozzicone di sigaretta dal quale è stato estratto il profilo genetico di Pietro Pala. Questo elemento lo colloca e lega alla rapina e, quindi, al conseguente omicidio. E questo a prescindere da tutti gli altri elementi probatori, e sono tanti, che sorreggono il quadro di colpevolezza". Per quanto riguarda le dichiarazioni rese nelle indagini difensive dai testimoni indicati dalla difesa stessa, "è facile prevedere che l’unico risultato che sortiranno è una denuncia per il reato di false dichiarazioni al difensore" sostiene ancora l’avvocato Viti. Le indagini su Pala, Arzu e un presunto gruppo di rapinatori indicato come dei “sardi“ presero corpo dall’attività investigativa relativa a un altro colpo, l’assalto a un portavalori fuori da un supermercato di Perugia, in particolare delle intercettazioni. Come ricostruito, in tre entrano in banca, due - Pala e Ivo Carta che era al volante di una delle auto e che fu ucciso anni dopo in Sardegna, erano all’esterno. La situazione si complicò per l’arrivo di Fezzuoglio e del collega di pattuglia, solo a colpi di Kalashnikov i rapinatori riuscirono a guadagnare la fuga, lasciando sull’asfalto il carabiniere, medaglia d’oro al valore.
Luca Fiorucci