REDAZIONE UMBRIA

Barbanera è «Memoria del Mondo». L’Unesco incorona l’almanacco

La collezione è costituita da 356 esemplari datati tra il 1762 e il 1962

HA UN VALORE UNIVERSALE L’Almanacco di Barbanera

Foligno,14 Novembre 2015 - Il celebre lunario di Barbanera diventa patrimonio della “Memoria del Mondo”. A sancirlo l’Unesco che nei giorni scorsi ad Abu Dhabi ha assegnato alla Collezione di Almancchi lunari (trecentocinquantasei esemplari datati dal 1762 al 1962), un valore universale. Valore che deriva dall’essere un simbolo letterario che ha contribuito a creare la cultura di massa e l’identità di intere nazioni fino all’epoca delle più moderne forme di comunicazione di massa. «Alla fine – scrive in una nota carica di soddisfazione la Fondazione Barbanera 1762 –, il tempo ha dato ragione a Gabriele D’Annunzio che definì l’Almanacco ‘“Fiore dei Tempi e Saggezza delle Nazioni”». Per avere un’idea della portata del riconoscimento, basti dire che la Collezione Barbanera trova un posto nello speciale “scaffale” Unesco accanto all’Alfabeto Fenicio, alla Sinfonia n. 9 di Beethoven e al Diario di Anna Frank. Stampato per la prima volta a Foligno (pare nel 1743) il lunario continuò ad essere pubblicato e diffuso con enorme fortuna sul territorio nazionale, tanto da essere oggetto di vari tentativi di imitazione. L’esemplare più antico, conservato nell’archivio storico della Fondazione Barbanera cui ha dato vita l’editore folignate Feliciano Campi, è un foglio unico risalente al 1762 nel quale il misterioso personaggio di Barbanera viene già definito “famoso”. Oltre al calendario e alle previsioni meteorologiche, il lunario conteneva «aneddoti, ricette empiriche e previsioni stravaganti ma sempre possibili e talvolta avveratesi, donde la sua celebrità». Il nome deriva forse dal fatto che sul frontespizio del lunario compariva un uomo dalla folta barba nera. Un po’ astronomo, un po’ astrologo e filosofo ma comunque saggio dispensatore di buoni consigli, sempre ritratto con i suoi strumenti di lavoro. La diffusione del Barbanera dalle prime edizioni, superò ben presto i confini locali, tanto che già dalla fine del ’700 in diverse città italiane ne venivano pubblicate differenti edizioni. Sulla scia del successo dell’originale di Foligno, si diffusero infatti altre edizioni, autorizzate o contraffatte, rintracciate a Loreto, Palermo, Roma, Napoli. Non solo, durante le migrazioni che portarono gli italiani oltreoceano, vennero editate speciali versioni dell’Almanacco stampate a New York o Buenos Aires, che univano ai contenuti classici del lunario indicazioni pratiche per gli emigranti. Tra i lettori illustri del Barbanera (erede di una tradizione molto più antica legata alla vocazione tipografica e commerciale di Foligno che era già dalla metà del ’400 terra di stampatori ed editori) personaggi come D’Annunzio, Eugenio Giovannetti e altri. Il Vate, la cui collezione del Barbanera è ancora oggi conservata negli archivi del Vittoriale, ne era appassionato sostenitore: «... La gente comune pensa che al mio capezzale io abbia l’Odissea o l’Iliade, o la Bibbia, o Dante... Il libro del mio capezzale è quello ove s’aduna il fiore dei Tempi e la saggezza delle Nazioni: il Barbanera».

Giovannetti invece nel “Satyricon” scrisse: «Voi sapete che sia il Barbanera. Chiunque sia nato in una patriarcale casa italiana, in una casa bonaria, all’antica, lo ha certo conosciuto... ha certo sentito la nonna o il vecchio servo o la fantesca, citarlo spesso come un oracolo, con la più candida serietà». E in tempi recenti, nel 2012, Umberto Eco ha dedicato sull’“Espresso” una “Bustina di Minerva” al Barbanera e, citando Camporesi che ne aveva parlato in un articoletto del 1982, sottolinea come i consigli presenti sull’almanacco folignate «fanno sentire in armonia con la natura». Insomma, quella di Barbanera è una solida, splendida realtà. E la storia continua...

Donatella Miliani