REDAZIONE UMBRIA

Il leggendario Attila? Fu fermato dalla malaria: la scoperta degli archeologi

Il sito archeologico di Lugnano in Teverina, in provincia di Terni, rivela alcune particolarità sull'avanzata del conquistatore

Un dipinto che raffigura Attila, re degli Unni

Terni, 13 ottobre 2018 - Nuove conferme alla tesi degli archeologi della presenza della malaria che, nella metà del V secolo d.C., infestò l'area dove oggi sorge Lugnano in Teverina, fermando l'avanzata di Attila: dal sito archeologico di Poggio Gramignano è emersa infatti una tomba con i resti di una bambina di dieci anni, con la bocca aperta e una pietra collocata all'interno della cavità orale, pietra che farebbe ricondurre ad un rito legato presumibilmente all'epidemia della malattia.

Il rinvenimento è avvenuto durante la campagna di scavi nello scorso luglio ad opera di un'equipe di archeologi statunitensi guidata da David Soren, dell'università dell'Arizona, che per primo scoprì la necropoli dei bambini. Le operazioni sono state condotte da ricercatori della Yale e della Stanford University, in collaborazione con la Soprintendenza archeologica, Belle Arti e Paesaggio dell' Umbria e il Comune di Lugnano in Teverina.

La scoperta si riallaccia alla tesi secondo la quale Attila, durante la sua campagna di conquista verso Roma, desistette nell'avanzare dopo essersi imbattuto proprio nella presenza della malaria. «Questa scoperta - afferma una nota del Comune - sta suscitando molto interesse a livello internazionale sia dal punto di vista scientifico che da quello mediatico.

Non possiamo quindi che ritenerci soddisfatti per i risultati ottenuti e che daranno sicuramente più visibilità al nostro sito archeologico proprio mentre ci apprestiamo a portare a termine il progetto di copertura dell'area di Poggio Gramignano che, grazie ai finanziamenti delle Aree Interne, verrà reso fruibile ai turisti». A Poggio Gramignano gli archeologi scavano da tre anni sui resti di un'antica villa di epoca romana, riportata alla luce proprio dall'università dell'Arizona dal 1988 al 1993.

Alcuni ambienti furono riutilizzati alla metà del V secolo d.C. come cimitero di bambini.