DONATELLA MILIANI
Cronaca

"Archivi di Stato, il futuro è passato qui". Ora le preziose memorie sono anche on line

La Soprintendente Giubbini: "Atti, statuti, documenti culturali e materiale giudiziario. Digitalizzato anche il processo Pecorelli"

Giulio Andreotti

di Donatella Miliani

Un “tesoro“ prezioso e spesso sconosciuto ai più che meriterebbe di essere esplorato, spiegato, raccontato, mostrato. È il patrimonio archivistico nazionale, pubblico e privato, che rappresenta la nostra storia e ci proietta verso il futuro. Un mondo dal fascino assoluto del quale abbiamo chiesto alla Soprintendente Giovanna Giubbini, perugina doc, della Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria. E’ lei che si è occupata e si sta occupando ancora di valorizzare gli archivi più importanti dell’Umbria, digitalizzandoli in parte per renderli consultabili on line.

Un compito di ricerca e anche di salvaguardia.

"Sì, come Soprintendente archivistica vigilo su tutti gli archivi che non sono dello Stato ma sono ad esempio dei Comuni, delle Banche, della Regione e pure di privati di particolare interesse culturale".

Il termine archivio fa pensare a scaffali polverosi, a qualcosa di noioso...

"Assolutamente no. Si scoprono cose molto interessanti e anche di concreta utilità. E poi ci sono anche preziosi archivi moderni come quelli relativi ai grandi festival dell’Umbria, il “Due Mondi“ o “Umbria Jazz“ ad esempio. Per non dire degli archivi privati di personaggi come Astorre Lupattelli che nel 1926 fondò l’Università per Stranieri di Perugia. O quelli di architetti e ingegneri che si sono occupati del nuovo assetto urbano della città nel primo dopoguerra. Conservano documenti, disegni, mappe, foto, etc che riguardano tutti gli aspetti della vita della comunità. Materiale con un valore culturale, e non solo, immenso".

Facciamo qualche esempio.

"L’ Archivio notarile. Nasce per documentare passaggi di proprietà. Contiene atti preziosi anche per l’attualità e il futuro. In questi giorni ho ritrovato ad esempio l’atto con cui la Cassa di risparmio di Perugia nel 1929 comprò dall’Onaosi il palazzo in cui ha sede. Bene, in quel documento, allegati, ci sono una grande quantità di piante, sezioni, descrizioni del palazzo stesso che serviranno a ricostruire nel dettaglio la storia dell’edificio e potranno risultare utili in un futuro progetto di interventi sullo stesso".

Insomma, archivi come strumento per non perdere la memoria ma anche per progettare il futuro.

"Senza dubbio. Quelli della Sagra Musicale Umbra, nata nel 1937, conservati dalla Fondazione Perugia Classico, sono un ad esempio un condensato di emozioni con i loro programmi di sala, i contratti degli artisti etc. Rimanda a epoche dorate in cui a Perugia passavano personalità come Von Karajan, documentando il peso specificio della manifestazione e della città nel panorama nazionale e internazionale. Una ’promozione’ eccezionale".

Come è riconosciuto un archivio come bene culturale?

"Prima c’è la dichiarazione del loro interesse come patrimonio nazionale storico e culturale. Poi noi procediamo alla catalogazione e in parte alla digitalizzazione, per facilitarne la consultazione. Quest’anno ad esempio usciremo con un progetto frutto della ricerca e della digitalizzazione di tutti gli Statuti dei Comuni umbri, alcuni addirittura miniati, bellissimi da vedere. Abbiamo acquistato uno spazio Aruba sul quale li pubblicheremo. Lo Statuto del Comune di Perugia data 1279, siamo agli albori delle autonomie comunali. Quello di Todi ha ancora attaccata la catena con la quale veniva tenuto ancorato al banco del Comune per essere consultabile da tutti ma in sicurezza".

E poi ci sono i catasti. Altra fonte ricca di informazioni.

"Certamente. Lì sono ancora visibili i ’Vocaboli’, i tracciati delle vie. Ogni volta che vengono messi in mostra le persone del luogo si appassionano, cercano punti di riferimento del passato nel presente".

Qualche inaspettata curiosità?

"Quando ero direttore dell’Archivio di Stato di Perugia sono state digitalizzate le carte del processo Pecorelli, grazie a un finanziamento della Cassa di Risparmio di Perugia. Ora la parte pubblica del dibattimento è consultabile. In questi giorni a Bologna stiamo digitalizzando invece il caso dell’A1 bianca. Fatti che hanno segnato la storia dell’Italia".

Mettere a confronto gli archivi di personaggi e città diverse aiuta a dare un quadro più esaustivo delle varie epoche?

"Senza dubbio. Gli archivi fanno rete rafforzando il valore della memoria storica".

Tesori preziosi come questi non potrebbero trasformarsi in mostre permanenti o dare vita a musei?

"Sì e sono tantissimi. Tanto per citare un’altra fonte archivistica importante basta citare le Università. L’Unistranieri ha un archivio fotografico stupendo con i suoi studenti internazionali che a seconda delle epoche e dei Governi in carica, arrivavano da un Paese piuttosto che da un altro. Un’occhiata ai giornali americani negli anni ’70 che parlavano dell’Unistranieri diffondevano di fatto la cultura italiana".

Chissà quanti personaggi sono passati da Palazzo Gallenga...

"L’elenco è lunghissimo. Nel libro d’onore, che è presso un privato, figura anche la firma di Guglielmo Marconi".

E poi c’è l’altra Università.

"Con documentazioni a partire dal 1420. In questo caso è in corso una digitalizzazione curata dal Mic. Sarà possibile rimettere insieme la serie completa di tutti gli studenti e i docenti dell’Ateneo, tra i primi d’Italia per nascita. Curiosità? Beh la prima donna laureata a Perugia nel ’900 è stata in Farmaci. Ma c’è tanto lavoro da fare. Anche nel settore dell’archeologia industrialeo. Ci sono siti di enorme interesse come la Perugina o le Acciaierie di Terni. Storie di territori e società".

Il documento più antico di Perugia?

"Una pergamena valida di fatto come contratto notarile per l’acquisto di un bue. Data 994".

Si parla tanto di un Museo per Umbria Jazz, tra l’altro musica e documenti sono stati dichiarati di notevole interesse storico-culturale proprio in luglio e verranno presto digitalizzati. Catalogando il materiale lei cosa farebbe trovare come prima cosa agli appassionati?

"La musica. I file sonori, per poi condurli in un percorso fatto di foto, programmi, contratto ma soprattutto testimonianze dirette cone delle interviste. Da chi comincerei? Da Carlo Pagnotta naturalmente...".

La cosa che la diverte di più?

"Pubblicare le storie che vengono dai documenti nella storia locale. La più bella? Quella relativa all’archivio di Luca Ronconi, salvato letteralmente a Perugia dopo la sua morte. Ora sta per passare negli Archivi della Biennale di Venezia".

Per chi avesse la curiosità di vedere quanti archivi pubblici sono sottoposti alla tutela e quanti archivi privati sono stati dichiarati di notevole interesse culturale basta cliccare su www.sabu.beniculturali.itprogettile–storie–nella–storia