ALESSANDRO ORFEI
Cronaca

Angeli custodi a 4 zampe "Così salvano vite umane"

Viaggio nel centro cinofilo umbro dei Vigili del fuoco a Città di Castello . Qui si allenano i cani del soccorso, preziosi in caso di catastrofi e non solo

di Alessandro Orfei

Vegliano su di noi e sono pronti ad intervenire in caso di emergenza. Sono degli angeli custodi a quattro zampe, si chiamano, per esempio, Mariù o Arya, e insieme ai loro conduttori hanno salvato tante vite umane di chi, disperso nelle macerie in seguito ai crolli oppure perso nei boschi, rischiava di morire.

A Città di Castello, in una superficie adiacente alla Caserma, si allenano le unità cinofile dei Vigili del fuoco dell’Umbria grazie alla presenza di uno dei nove ‘campi macerie’ attivi in tutta Italia. La scorsa settimana, insieme alle unità cinofile umbre (quattro quelle operative), si sono allenate lì anche quelle della Liguria. In uno spazio di oltre mille metri quadrati è stato riprodotto uno scenario di macerie e c’è anche “un’area di stazionamento“ per esercizi fisici per l’animale.

"I successi – spiega Massimo Mancinelli, responsabile operativo e istruttore presso la Scuola nazionale delle Unità cinofile di Torino – ti riempiono la vita e ti fanno affrontare i sacrifici che ogni giorno si fanno". Mancinelli è operativo nel gruppo cinofilo dal 2009 e ha partecipato a soccorsi a L’Aquila, ad Amatrice, ad Ischia e a Modena e in Liguria, per il Ponte Morandi. Come per il Morandi sono intervenuti anche alcuni degli ospiti liguri: "Quelle macerie così grandi e così pesanti ci hanno reso difficilissime le ricerche – racconta l’ospite Mirko Giannuzzi – e l’esperienza è stata davvero toccante. Quel ponte si faceva ogni giorno e non dimenticheremo mai l’aver visto l’auto del collega che aveva staccato al mattino, rimasto coinvolto".

Al campo macerie di Città di Castello si riproduce una sessione di ricerca, per abituare il cane all’esercizio del fiuto. Così un figurante si va ad inserire in uno dei ‘triangoli vitali’, quegli spazi che nei crolli si creano e l’animale è chiamato a rintracciarlo e a segnalarlo con l’abbaio. Più sessioni di ricerca al giorno, per ogni giornata di allenamento, fanno sì che gli animali siano diventati abilissimi.

"Una volta si utilizzavano per questa attività i cani che non reggevano la disciplina dell’utilità e difesa – dice Mancinelli –, ora invece si è riscoperta la vocazione collaborativa dell’animale, e ci si sta spostando su razze di pastori. Il binomio con il conduttore è infatti essenziale, servono cani con grande motivazione e nervi saldi". Il cane di Massimo è Mariù, tre anni e mezzo, pastore dell’appenzell. È il terzo animale con cui si è cimentato in questa disciplina, entrando nel Corpo come ex studente di veterinaria e poi laureato in Tutela e benessere animale. Insieme a lui, tra gli umbri, c’è Vincenzo Artedia, 38 anni, in servizio presso la Caserma di Gubbio: "Mi sono avvicinato vedendo i cinofili da fuori, ammirato. Ho aspettato i cinque anni di servizio necessari per entrare e ho preso la mia cucciola, Arya, una labrador. Da lì le 10 settimane di corso, teorico e pratico. La mia più grande soddisfazione – racconta Vincenzo – è arrivata nel 2020 a Deruta, con il ritrovamento di un’anziana, che era rimasta impigliata in una rogaia di una scarpata. Abbiamo ricevuto la chiamata alle 3 di notte e abbiamo trovato l’anziana dopo 12 ore di ricerche. Ho visto Arya cambiare atteggiamento quando è entrata nel ‘cono d’odore’ della persona scomparsa. La signora era in canottiera e aveva passato la notte al freddo. Il fattore tempo era fondamentale". Arya ha già effettuato una trentina di interventi di ricerca in Umbria, ma le unità cinofile non operano solo nella propria regione.