Aborto choc, uccide il feto di 7 mesi con un mix di farmaci

Il pm dispone l'autopsia

Donna in gravidanza, foto generica

Donna in gravidanza, foto generica

Foligno, 18 dicembre 2018 - E’ arrivata al pronto soccorso dell’ospedale di Foligno domenica pomeriggio accusando forti dolori all’addome e, inizialmente, complice forse la comunicazione difficile in lingua straniera, non ha detto ai medici cosa stava realmente accadendo. Poi però la verità è venuta a galla e adesso una giovane nigeriana, ospite di una casa-famiglia con lo status di rifugiata, è indagata dalla procura della Repubblica di Spoleto per essersi indotta illegalmente un aborto alla 28esima settimana circa di gestazione. Ma ciò che gli inquirenti vogliono capire è soprattutto se e chi l’abbia indotta e attraverso quali canali illegali abbia trovato i medicinali che le hanno procurato l’aborto.

La ricostruzione di quanto accaduto nel Folignate è ora affidata al pubblico ministero Michela Petrini che ha nominato il professor Mauro Bacci al fine di eseguire l’autopsia sul feto che, dai primissimi accertamenti, sarebbe morto a causa dell’assunzione di farmaci, quando era già alla 28esima settimana di gestazione. Considerando che un bebè è a termine alla 40esima. Spetterà al medico legale datare l’età gestazionale e verificare quando il piccolo ha smesso di vivere. Un rischio sanitario elevato per la stessa madre, subito ricoverata in ospedale. Si tratta di una tragedia che arriva a pochi mesi di distanza dalla drammatica vicenda della mamma di Terni che ha abbandonato il neonato, appena partorito in una busta del supermercato, lasciandolo morire.

Nel Perugino, poche settimane fa, nell’ambito dell’indagine sulla migrante morta forse a causa di un’overdose in un albergo di Corciano, erano stati sequestrati anche farmaci per indurre l’aborto. Di lì l’ipotesi che anche la ragazza si fosse procurata in passato un aborto illegale.

E ora è in quella direzione che sono concentrate le indagini delle forze dell’ordine. La giovane nigeriana, con l’aiuto di un mediatore linguistico, è già stata sentita dagli investigatori (il pm domenica è andata personalmente al pronto soccorso dell’ospedale di Foligno) e, sembra, che abbia fatto le prime ammissioni.

La legge prevede una condanna irrisoria, in queste situazioni, nei confronti della madre mentre pene severissime sono contemplate per chi possa aver indotto o facilitato il procurato aborto, fuori tempo massimo.