
Simona Papini, un sorriso di professionalità
Uzzano (Pistoia), 18 maggio 2021 - Qualsiasi cosa tu faccia potrebbe non fare alcuna differenza, ma è molto importante che tu la faccia (Mahatma Gandhi). Si tratti di arte culinaria o sport, Simona non fa differenza: professionale e coscienziosa. Imparziale. “Come cerco di facilitare le signore in cucina altrettanto provo a fare con le società sportive. Sono sempre stata pignola, perfezionista”. Pesciatina doc, Simona Papini vive a Molinaccio, nel comune di Uzzano. “In campagna, con mia figlia Francesca”. È una delle femmine “forti” dello sport pistoiese, toscano: una apprezzata (e contrastata) dirigente di volley, quando smette i panni di cuoca provetta, che prepara i cibi di carne pronti (fettine impanate, polpettine, ecc.) nella macelleria di famiglia, a Pescia, per le donne che non amano stare ai fornelli.
Segretaria d’azienda un tempo, oggi divide il lavoro col fratello Daniele, il capo-truppa, il babbo Roberto, il fondatore, e la mamma Anna, famosa per preparare una trippa squisita e la cioncia, piatto tipico pesciatino (muso di vitello lessato e scusate se non andiamo avanti, abbiamo già l’acquolina in bocca). Lo sport – la pallavolo – è arrivato per caso. Non secondo prassi: il genitore che viene cooptato quale dirigente volontario di un’associazione sportiva dilettantistica. Lei seguì la figlia Francesca all’UPV Buggiano, ma finché fu pallavolista niente: una volta che l’erede lasciò l’attività sportiva, eccola impegnarsi alla scuola di un superbo dirigente come Leandro Landi, il presidente del club borghigiano.
Scuola buona tanto che presto Simona divenne il consigliere più votato e unica donna del Comitato territoriale Appennino Toscano della Fipav, ovvero delle province di Pistoia, Lucca e Massa Carrara. Ruolo: responsabile della Commissione gare. Guai a dirle brava (“Non mi piace, non etichettatemi così”). E pure abile lo era e lo è, ma dopo un anno e mezzo fu fatta fuori, accusata addirittura di essere troppo “disponibile” con le varie società sportive, visto che cercava di dirimere tutte le questioni e risolvere i problemi sorti per la richiesta di spostamento delle partite. “Le realtà di Pistoia, Lucca e Massa Carrara sono differenti: per questo è necessario tentare, ove è possibile, di smussare gli angoli. Poi a me piace camminare, anche 20 chilometri per volta, per colline e montagne, per sentieri e boschi: portando dietro un paio di cellulari, per essere sempre pronta all’occorrenza”. Considerata la mala parata, preferì farsi da parte, rassegnando le dimissioni dall’incarico. Un altro anno e mezzo lontano dall’amato sport, poi l’invito a ripresentarsi alle elezioni del Comitato territoriale e a sorpresa l’amarezza di risultare la prima dei non eletti. Qualcuno aveva tradito. Ma, colpo di teatro, l’invito a ricoprire il medesimo ruolo – ora è possibile soltanto da esterni al Comitato – alla Commissione gare.
Come dire, ma questa è una supposizione tutta nostra: è valida, teniamola con noi, ma non troppo vicino a noi. Lei sorride al ricordo delle critiche (“Mi rimproveravano che fossi troppo… presente”) facendo buon viso a cattiva sorte. Intanto, non deflettendo al suo modo di essere, ha tirato su una figlia “studiosa, molto responsabile” e reso un bel servizio alla pallavolo. “Sono fatta così e non cambierò certo con la maturità: so lavorare a maglia, ma se mi dovessi accorgere di un errore arrivata al colletto, sarei pronta a disfare tutto pur di rimediare totalmente”. Una bella lezione e non solo nello sport: anche in cucina.
Gianluca Barni