
Un 2023 che fa ben sperare, ma non troppo. Se il fatturato delle imprese artigiane toscane ha segnato una crescita del 5,2 %, quest’anno dovrebbe rallentare la corsa, fermandosi al +1,9. Per questo sono positive, ma solo "moderatamente", le aspettative degli artigiani toscani secondo quanto emerge dal rapporto di Ebret, l’Ente Bilaterale dell’artigianato toscano, presentato ieri a Firenze. Si profila perciò un secondo semestre incerto per le 100mila aziende del settore toscane, che occupano oltre 250mila addetti. Il 2022 ha invece segnato la ripresa, con crescita, oltre che del fatturato, anche dell’occupazione (+2,3%), degli investimenti - la quota di aziende che ha investito è risalita al 34 per cento - e dell’indicatore medio dei margini di vendita, aumentato del 17 per cento, il miglior risultato degli ultimi cinque anni. A trainare la crescita occupazionale è stata la filiera delle costruzioni, ma hanno segnato saldi positivi anche manifatturiero e servizi. In termini di fatturato la migliore performance è att quella del comparto concia-pelletteria-calzature, pari al +8,7 per cento, con tutto il resto del sistema moda che ha riportato tassi di crescita superiori alla media (+7,8% per il tessile, +6,1% per l’abbigliamento).
I migliori risultati sono arrivati dalle imprese esportatrici e da quelle orientate all’innovazione. E’ ripresa nel 2022 l’accumulazione del capitale, anche se sono peggiorate le condizioni di accesso al credito e calati i prestiti concessi alle imprese artigiane (-3,8% a settembre dello scorso anno). A livello territoriale, infine, sono cresciute nel 2022 tutte le province toscane, con Prato in testa (+9,1%). Le meno brillanti Massa Carrara (+3,5%), Grosseto (+3,1%) e Pistoia (+2,3%).
mo.pi
