Paolo Grilli
Lo stadio di Riad semivuoto per la semifinale di Supercoppa Napoli-Fiorentina; i fischi e i mormorii, dalle stesse tribune, nel minuto di silenzio dedicato a Gigi Riva prima che iniziasse il secondo tempo della finale Inter-Napoli. Interferenze spiacevoli da calcio esportato, che coinvolgono anche la sfera culturale e misurano distanze che si vorrebbero, invece, immediatamente nulle nel magnifico progetto del pallone globalizzato. Il tentativo di vendere il nostro calcio fuori dai nostri confini è legittimo, anzi vitale, ma poi lo spettacolo proposto deve essere sempre all’altezza. Le tre gare a tinte azzurre giocate in Arabia non hanno offerto uno spettacolo memorabile. E forse c’è un difetto casalingo di creatività e atteggiamento. In serie A manca il gol. Le 2,54 reti a partita di media che offre il nostro campionato – siamo 27esimi in Europa – sono un bottino misero che stride con la proposta di un’attrazione irresistibile. In meno di una gara su quattro, poi, una delle due squadre non riesce a segnare. E lo scoramento dei tifosi dei team rimasti a secco dev’essere molto simile, in controluce, ai dubbi di chi all’estero si avvicina al nostro ’prodotto’. La Premier dei sogni, nel frattempo, si mantiene stabilmente sopra i tre gol a partita. E non ha avuto bisogno di volare verso lidi soleggiati per mostrarsi bella nel riflesso di una Coppa. Le lezioni di inglese non sono mai troppe.