
La sfida è superare la concezione tradizionale della cultura autoreferenziale, trasformandola. in un motore trasversale di sviluppo
L’idea alla base della candidatura di Colle di Val d’Elsa a Capitale Italiana della Cultura è superare la concezione tradizionale della cultura come ambito separato e autoreferenziale, trasformandola invece in un motore trasversale di sviluppo, capace di incidere su più livelli della vita cittadina e generare impatti concreti e duraturi. Al centro di questa visione ci sono cinque direttrici strategiche. La prima è l’inclusione sociale, intesa come capacità della cultura di abbattere barriere, creare legami, dare voce alle diverse anime della comunità e generare partecipazione attiva. La cultura come spazio comune in cui riconoscersi, incontrarsi e crescere insieme. La seconda direttrice è la crescita economica, che vede l’arte, la creatività e il patrimonio culturale come risorse per generare occupazione e nuova imprenditorialità, con particolare attenzione al turismo esperienziale e allo sviluppo delle industrie culturali e creative. Terzo pilastro è l’innovazione tecnologica: la digitalizzazione e le nuove tecnologie per rendere il patrimonio culturale più accessibile, interattivo, aperto a nuove forme di narrazione e connesso a reti culturali nazionali e internazionali. Segue la rigenerazione urbana, con la cultura come leva per riqualificare spazi pubblici, attivare luoghi dismessi e valorizzare il tessuto urbano. Infine, sostenibilità e autosufficienza: un progetto che guarda oltre il 2028, per costruire un ecosistema culturale solido, duraturo e capace di vivere con risorse proprie. Questa visione nasce da una domanda: come può una città come Colle di Val d’Elsa diventare un modello culturale innovativo? La risposta sta nella costruzione di un sistema replicabile capace di integrare cultura, tecnologia e partecipazione civica.