RENZO CASTELLI
Sport

Grandi eventi. Tre mostre da incanto celebrano i campioni del Giro d’Italia

Al Museo della Grafica, nell’atrio del Comune e a Palazzo Blu. Attraverso una corsa si ripercorre l’intera storia d’Italia.

Al Museo della Grafica, nell’atrio del Comune e a Palazzo Blu. Attraverso una corsa si ripercorre l’intera storia d’Italia.

Al Museo della Grafica, nell’atrio del Comune e a Palazzo Blu. Attraverso una corsa si ripercorre l’intera storia d’Italia.

di Renzo Castelli

PISA

Seppure il ciclismo non abbia più l’allure di un passato nel quale tutti i campionissimi erano italiani ha conservato il format del Grande evento nazionale. Così il suo ritorno come sede di tappa a Pisa dopo 45 anni ha portato non solo un clima di grandissima attesa ma ha dato il via a vere e proprie celebrazioni. Con questo spirito vanno accolte le tre mostre che allestite da musei e istituzioni. Dal 19 aprile al 30 settembre il Museo della Grafica (Palazzo Lanfranchi) espone “Passa il Giro. Immagini e racconti di biciclette”, un suggestivo percorso a cura di Alessandro Tosi tra arte e scienza dedicato alla storia e al fascino della bicicletta. Il Comune ha allestito all’ingresso di Palazzo Gambacorti l’esposizione delle 20 fotografie selezionate dopo un contest aperto a tutti i fotografi professionisti e amatoriali visibile dal 9 al 20 maggio, giorno della tappa in città. Infine la terza mostra, “Storie pisane del Giro d’Italia”, allestita al piano terra di Palazzo Blu, che sarà inaugurata il 16 maggio per restare aperta fino al 25 e che proporrà immagini che ripercorrono le sette volte nelle quali la massima corsa ciclistica nazionale fece tappa a Pisa.

La prima volta, particolare non trascurabile, fu nel 1925, cioè cent’anni fa, e già questa ricorrenza dà all’evento un sapore diverso e celebrativo. Era la nona edizione del Giro d’Italia, la tappa Arenzano-Pisa. La corsa arrivava sul viale delle Piagge e la folla era da tre ore in attesa dei corridori ma sull’orario di arrivo le comunicazioni, considerata l’epoca, erano scarse. Verso le 15,30, quando i corridori erano intuitivamente ormai prossimi a piombare sull’arrivo, si presentò sul viale delle Piagge un solitario ciclista che spingeva come un forsennato la sua bici da corsa. Era il vincitore? La folla lo pensò e lo portò in trionfo.

Quando il Giro vero arrivò dopo quindici minuti il falso vincitore era ancora attorniato dagli appassionati. I carabinieri lo salvarono da una specie di linciaggio e lo denunciarono per disturbo della quiete pubblica. Gli altri sei anni nei quali Pisa fu sede di tappa furono il 1933, il 1934, il 1953, il 1940, il 1977, il 1980. Intanto nel 1931 era stato costruito il Campo Littorio sul terreno della vecchia Arena Garibaldi, circondato da una bella pista in terra battuta che oggi, dopo ulteriori rifacimenti dello stadio, purtroppo non esiste più. Quella era la pista che vide l’arrivo dei corridori nelle altre tre tappe dell’anteguerra: 1933, 1934, 1940.

Palazzo Blu ripercorre dunque le sette precedenti occasioni avvalendosi delle foto degli archivi Allegrini e Frassi che furono acquisite alcuni anni fa dalla Fondazione, fotografie tanto più suggestive poiché colgono un’epoca tutta da riscoprire. Le immagini dei “girini” e del pubblico sono commentate da una breve cronaca della tappa, arricchita dalle curiosità che caratterizzarono il Giro di quell’anno e dall’indicazione storica degli eventi più importanti che avvennero in Italia e nel mondo.

Alcune immagini sono veramente preziose e provocheranno una forte emozione. Sarà così nel rivedere Learco Guerra, “la locomotiva umana”, primo all’arrivo sulla pista del Campo Littorio nelle due tappe pisane del 1933 e del 1934. Più vicine ai contemporanei sono le immagini della tappa che si concluse a Pisa nel 1953 nella quale compaiono le foto di autentici miti del ciclismo come Fausto Coppi, Gino Batali, Fiorenzo Magni, Hugo Koblet, Luison Bobet. Nel 1980 la tappa Parma-Marina di Pisa fu vinta in volata da Sante Morandi. Poi i corridori si trasferirono a Pontedera per la partenza della cronometro del giorno seguente, Pontedera-Pisa, vinta da Jorgen Markussen: la sera prima di quella tappa i giornalisti al seguito - personaggi famosi come Gigi Gianoli e Adriano Dezan - e alcuni cronisti locali furono ospiti della direzione della corsa in una cena al ristorante “Toto” di Marina nella quale si fecero le ore piccole a parlare di grandi imprese ciclistiche.

Il Giro d’Italia, con la sua straordinaria macchina organizzativa, resta ancora oggi una delle manifestazioni più importanti del Paese seppure si debba ormai lamentare la riduzione di grandi campioni di casa. Ma questo non poteva prevederlo Camillo Costamagna, il direttore della Gazzetta Sportiva, che nel 1895 pensò a questa meravigliosa avventura in bicicletta. Malgrado le molte difficoltà, il 13 maggio del 1909 la mappa era già stata stesa attraverso l’Italia e la prima tappa - la Milano-Bologna – vide schierati al via in piazzale Loreto 127 ciclisti-pionieri. Solo 37 di loro completeranno quel primo Giro, durissimo per le strade dissestate e le biciclette pesantissime. Vinse Luigi Ganna in virtù di un allenamento forzato al quale era costretto: faceva il muratore a Milano e percorreva ogni giorno in bicicletta i 50 chilometri per raggiungere il luogo di lavoro e gli altri 50 per tornare ogni sera a casa. Accogliere oggi a Pisa il Giro d’Italia, e farlo con tre mostre rievocative, significa ricordare anche quei pionieri.