La solidarietà corre sul filo con le sartorie di Auser Toscana

Il lavoro delle volontarie a sostegno di progetti legati ad Emergency, Unicef e Intersoss

Le volontarie di Auser Toscana

Le volontarie di Auser Toscana

Ogni anno realizzano oltre 35mila capi di vestiario e impegnano circa 56mila ore: sono le 750 volontarie delle Sartorie della solidarietà dell’Auser della Toscana. I loro prodotti, tutti pezzi unici, spaziano dall’abbigliamento per adulti e bambini alle maglie, dalle coperte alla biancheria e agli accessori, rispondendo a una richiesta di sostegno per i progetti sia internazionali che locali. Stoffe di ogni genere, fili di ogni colore arrivano grazie al materiale offerto da aziende e negozi e l’attività delle Sartorie della solidarietà si è diffusa tanto che ormai giungono anche da altre regioni italiane.

In questa vasta e colorata produzione non mancano le Pigotte: le bambole di pezza vengono create e cucite, attraverso un protocollo d’intesa tra Auser e Unicef, per raccogliere fondi finalizzati alla vaccinazione dei bambini nelle aree del Terzo Mondo. In 20 anni sono state preparate circa 60mila Pigotte. Se si somma il lavoro che ogni anno viene prodotto dalle volontarie delle 46 sartorie in Toscana, si ottiene un numero che supera i 470mila capi d’abbigliamento.


Le prime sartorie nate sulla spinta dell’aggregazione tra donne, sono state avviate a Vaiano (Prato) ed Empoli (Firenze) alla fine degli anni Ottanta; successivamente sono state aperte quelle di Lastra a Signa (Firenze), Lucca, Monterotondo Marittimo (Grosseto) e tante altre fino all’ultima inaugurata ad Arezzo. Sono nate come momenti di aggregazione: le persone si avvicinavano all’associazione tra fili e stoffe, iniziavano a parlare e cucire e sentirsi meno sole. Una solidarietà che viaggia su doppio binario perché tutto il materiale prodotto serve poi a sostenere progetti di solidarietà sia internazionali che locali legati ad associazioni come Emergency, Unicef e Intersoss. Da poco, poi sono stati instaurati rapporti di collaborazione con il Polimoda.

Gli abiti fanno il giro del mondo partendo dai mercatini locali che le volontarie Auser organizzano per aiutare progetti ben precisi. Così alcuni capi d’abbigliamento sono stati donati ai terremotati de L’Aquila, altri sono serviti per finanziare le ostetriche nei villaggi africani o per permettere l’acquisto di cammelle da latte nelle zone del Terzo Mondo. Ma il lavoro delle sarte-volontarie ha permesso di sostenere anche i progetti dell’associazione locale I Ragazzi del Sole o quelli della Casa di Don Lelio nella Piana Fiorentina.

Come vere e proprie stiliste della solidarietà le sarte-volontarie organizzano “speciali” sfilate come avviene a Lastra a Signa, dove gli abiti della solidarietà vengono indossati anche dai bambini che si prestano per una serata a diventare modelli. Quest’anno la sfilata si è tenuta al circolo di Tripetetolo alla presenza, oltre che delle istituzioni, anche della presidente dell’Auser territoriale Nicoletta Caparrini. Gli abiti dopo la sfilata vengono messi in mostra nei mercatini organizzati dall’Auser perché, come recita lo slogan delle sartorie, “la solidarietà non ha confini”.