L’impegno del Movimento Shalom contro le violenze nel Burkina Faso

Il commento di Beatrice Damiba, ex ambasciatrice del Paese africano in Italia

Movimento Shalom

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Sono sempre più frequenti le notizie di attentati terroristici nel nord del Burkina Faso, Paese di tradizione pacifica. «Perché il cielo ci cade sulla testa? Tutte le condizioni di Pace sono sempre state presenti nell’Alto Volta, diventato Burkina Faso nel 1984: il dialogo, la tolleranza, il vivere insieme al di là di ogni differenza religiosa, culturale e politica, il rispetto della vita, l’altruismo, la forza del perdono. La loro messa in discussione, che costituisce la base del terrorismo, può essere dovuta al concorso di diverse circostante e congiunture» spiega Beatrice Damiba, ex ambasciatrice del Burkina Faso in Italia. «Ci sono cause geopolitiche – continua Damiba -, come l’invasione della Libia nel 2011, la caduta del colonnello Gheddafi, il caos che ne è seguito e l’apparizione di bande organizzate e gruppi islamisti senza fede né legge; la crisi del 2012 in Mali con la ripresa di movimenti secessionisti e islamisti con mire espansionistiche nell’intero Sahel; l’insurrezione dei burkinabè nell’ottobre 2014 e l’indebolimento del sistema di sicurezza nel paese che hanno contribuito a fare del Burkina il “ventre molle” della regione del Sahel, teatro di 200 attacchi terroristici dal 2015. Ci sono poi cause socio-culturali e religiose, come i disordini ricorrenti che hanno sconvolto la coabitazione pacifica tra etnie residenti e gente dell’Africa occidentale (Peul), dovuti alla distruzione da parte del bestiame dei campi coltivati. Le popolazioni di alcune zone isolate si sentono abbandonate, insufficientemente coperte dai servizi sociali di base e dalle forze di sicurezza, e rischiano quindi di diventare vulnerabili ai venditori di sogni e agli invasori violenti». Il Paese deve inoltre affrontare la crisi del sistema educativo. «Lassismo o abbandono da parte dei genitori, incapacità della scuola di educare i ragazzi che vengono sempre più abbandonati per strada o davanti a uno schermo – continua Damiba -. Questa carenza apre la porta o aggrava comportamenti incivili e la perdita di valori sociale e culturali. A questo si aggiunge la comparsa dei primi semi di integralismo e di intolleranza religiosa. Per la prima volta i capi religiosi e i sacerdoti vengono rapiti, spariscono o sono uccisi. Ci sono poi cause economiche ed esistenziali, come la mancanza di lavoro per i giovani, la povertà, il carovita. I gruppi terroristi, coscienti di queste realtà, sfruttano la situazione reclutando giovani vulnerabili, attaccando le forze di sicurezza, esacerbando le tensioni esistenti, seminando discordia e sfiducia nelle comunità». Oltre ai morti che si sommano di settimana in settimana, gli attacchi hanno altri effetti disastrosi: i terroristi colpiscono tutto ciò che rappresenta lo Stato quindi caserme, comuni, ma anche ospedali e scuole. Più di mille scuole nel nord sono state chiuse allontanando dall’istruzione oltre 150mila bambini. Per contrastare il diffondersi di queste tensioni e l’esacerbarsi degli scontri, il Movimento Shalom ha avviato una campagna di sensibilizzazione della popolazione attraverso la formazione dei giovani e la diffusione degli ideali di fratellanza e solidarietà. A febbraio formatori provenienti da tutto il Paese hanno svolto una settimana di formazione nella capitale per approfondire le tematiche della convivenza pacifica e della fratellanza e le tecniche di promozione e diffusione di questi valori; parrocchiani di tutte le diocesi, ma anche membri della comunità musulmana e protestante e giovani disoccupati provenienti da comuni sparsi in ogni regione. Il loro compito è diffondere nelle scuole la cultura della Pace, costituire in tutte le diocesi gruppi di giovani Shalom che operano per il dialogo, l’amicizia, il volontariato e la preghiera interreligiosa. Per sostenere questo progetto, il Movimento Shalom ha avviato una raccolta fondi alla quale si può contribuire con una donazione su donazioni. Info: movimento-shalom.org/burkina