
Alessandro De Vitis, compagno di tante battaglie, racconta il mediano rumeno "Arrivato in sordina ha imparato anche a farsi carico delle responsabilità".
È arrivato ragazzino, praticamente senza barba, con un borsone carico di sogni ma anche il timore di misurarsi con una piazza dal blasone enorme. Sono trascorsi sette anni da quell’estate del 2018 e quel ragazzino adesso è un punto di riferimento per tutto l’ambiente nerazzurro, sia all’interno della società sia per i tifosi. Nel frattempo è diventato babbo di un bimbo che, come lui, nel futuro potrà dire con orgoglio di essere un romeno dal cuore pisano. Perché questo è Marius Marin, per tutti Mario: uno di famiglia, il vicino della porta accanto che abbiamo visto crescere dando calci al pallone col sogno di conquistare un posto nella nazionale del proprio Paese, vincere con la squadra di club e contribuire alla sua scalata verso le categorie superiori.
"Arrivò un po’ nell’anonimato nell’estate del 2018, nel pieno della rivoluzione sportiva voluta dalla dirigenza" ci spiega Alessandro De Vitis, compagno di oltre cento battaglie con il numero 6 nerazzurro. Qualcuno che però già conosceva il ventenne appena approdato in nerazzurro c’era: il padre di Alessandro, Antonio "Totò" De Vitis, uno dei centravanti mitici della Serie B. "Lo aveva visto da vicino durante la trafila nella Primavera del Sassuolo e me ne parlò benissimo. Mi descrisse un mediano di grandissima corsa, dall’enorme generosità e abilissimo nell’interdizione con molti margini di miglioramento in fase di impostazione" ricorda l’ex nerazzurro. Da quel 2018 a oggi il percorso compiuto ha portato il "nostro" Mario a trasformarsi in un centrocampista moderno, capace di svolgere le due fasi senza differenze di rendimento. "Ciò che fa la differenza nelle giocate di Marius è la generosità – va avanti De Vitis -. Si è tatuato sulla pelle il nerazzurro: le gioie vissute assieme, al pari dei bocconi amari, sono serviti a farlo innamorare perdutamente della città, della sua gente e della società. Da tempo ha compiuto gli step necessari per giocarsi le proprie chance in Serie A, ma si era prefissato un obiettivo: raggiungere questo obiettivo con il Pisa, provando e riprovando".
Il traguardo appena tagliato rappresenta per Alessandro De Vitis "la meritatissima ciliegina. Con gli anni Mario ha imparato anche a farsi carico delle responsabilità e degli errori commessi sul rettangolo verde: non a caso in pochissimo tempo ha scalato le gerarchie all’interno dello spogliatoio ed è diventato parte del ‘nucleo dei capitani’ di cui ho avuto l’onore di fare parte anche io".
L’ex "tuttocampista" nerazzurro riavvolge il nastro della memoria fino alla tarda serata del 29 maggio 2022: "La finale col Monza ha cambiato, volenti o nolenti, le nostre carriere. Siamo arrivati a una traversa dal realizzare il sogno del nostro popolo ed è stata durissima ripartire. Mario ci ha messo molto del suo carisma per spronare il gruppo assieme a tutti i veterani, ma sia la squadra che la dirigenza e il pubblico hanno avuto bisogno di tempo per metabolizzare la botta e trasformarla in benzina per ripartire di slancio". Il tragitto è arrivato a conclusione e De Vitis guarda già alle prossime sfide: "Mario merita di misurarsi col massimo palcoscenico. Ha giocato da titolare la fase finale di un Campionato Europeo: è vicino ai 27 anni, il momento migliore per giocare anche in Serie A. Da parte mia i consigli rimangono gli stessi che gli suggerivo quando aveva meno esperienza". Poche dritte, molto semplici: "Mario deve continuare a ragionare da recuperatore di palloni. Se si lascia andare a troppi tecnicismi, perde di concentrazione e commette qualche errore di superficialità. Se invece mantiene l’agonismo e l’aggressività ai massimi livelli, è un campione. Nessuno ha la sua umiltà e la sua cilindrata".
M.A.