ANDREA MARTINO
Pisa in serie A 

"Eravamo davvero imbattibili e avevamo il pieno controllo. Ma a Romeo non piacque tutto"

Piovanelli racconta l’ultima festa Serie A: "A un certo punto voleva spedirci in ritiro fino a fine stagione"

Piovanelli racconta l’ultima festa Serie A: "A un certo punto voleva spedirci in ritiro fino a fine stagione"

Piovanelli racconta l’ultima festa Serie A: "A un certo punto voleva spedirci in ritiro fino a fine stagione"

Ci sono annate destinate a entrare nella leggenda di un intero popolo e altre stagioni che lasciano un ricordo più sbiadito nell’immaginario collettivo, ma che nel cuore e nella mente di alcuni protagonisti imprimono emozioni indimenticabili. La promozione targata 1989-90 appartiene a questo insieme per Lamberto Piovanelli, il cui nome è automaticamente associato al trionfo di Cremona di quattro anni prima: il centravanti ha lasciato la sua impronta indelebile anche sull’ultima ascesa in Paradiso dello Sporting Club sotto l’egida di Anconetani. "Venivo da un anno complicatissimo – ammette l’ex bomber -, il più buio della mia carriera. Al punto che valutai seriamente l’ipotesi di lasciare Pisa per le categorie minori perché non mi sentivo più un professionista".

Due persone furono cruciali per la ripresa mentale e fisica del numero 9 nerazzurro: "Romeo e Luca (Giannini, ndr). Mi permetto di chiamarli per nome perché sono state due persone speciali per me. Il presidente, nonostante per la piazza fossi uno dei principali colpevoli della retrocessione di qualche mese prima, volle fortemente confermarmi. Giannini nel corso dei miei anni a Pisa era divenuto amico di famiglia, assieme alla moglie Paola: mi dette la fascia di capitano e, insieme, lo stimolo a rispondere sul campo alla sua fiducia". Proprio il tecnico che ha firmato l’ultimo successo dell’era Anconetani, secondo Piovanelli, "è stato l’architetto di una squadra straordinaria. Conosceva bene tutto il gruppo ed ebbe l’intelligenza di mettersi alla giusta distanza per essere credibile come allenatore: iniziammo a dargli del ‘lei’ con naturalezza. E soprattutto, nonostante uno spogliatoio con nomi importanti, fece sì che non si creassero gelosie o invidie".

Pochi fronzoli e tanto pragmatismo: "Romeo riuscì a trattenere molti dei grossi calibri – spiega ancora Piovanelli -, basti pensare che ci presentammo al via con Cuoghi, Incocciati, Lucarelli e Dolcetti. A cui il presidente aggiunse, a novembre, Bosco e Neri: francamente eravamo imbattibili". Ad "aiutare" la truppa nerazzurra nella missione furono anche i posti previsti per la promozione: in Serie B, già da due anni, erano quattro le compagini premiate con il passaggio di categoria. "Accanto a noi c’era il Torino, l’altra ‘fuoriserie’ del torneo. Il resto delle concorrenti era sicuramente un gradino sotto – sottolinea con orgoglio Piovanelli -. Non è un caso che fino alle ultime giornate duellammo per il primato con i granata: in Piemonte perdemmo immeritatamente. Arrivammo alle ultime settimane del torneo in pieno controllo: avevamo l’esperienza e la qualità necessarie a gestire senza affanni i risultati". Una sola gara venne interpretata male dai ragazzi di mister Giannini: "Quella di Catanzaro alla terza giornata – ricorda Piovanelli -. Quella sconfitta ci fece comprendere quanto dovevamo spingere per centrare la vittoria e da lì fummo irresistibili. Davamo l’impressione di essere una macchina perfetta". Ma nonostante questa prova di forza scintillante, il "presidentissimo" trovò da ridire: "Non fatemi ripensare alla pesantezza delle ultime settimane – chiude Lamberto Piovanelli con una grande risata -. Avemmo la malaugurata ‘idea’ di pareggiare gli ultimi quattro incontri, dopo lo 0-0 col Cosenza che ci aveva dato la matematica certezza della Serie A. Romeo era inviperito, voleva portarci in ritiro fino a fine giugno. Per fortuna riuscimmo a farlo tornare sui suoi passi, anche se i festeggiamenti furono parecchio moderati: guai a farsi vedere troppo felici!".

M.A.