"Il ritorno all’Arena farà la differenza"

L’analisi e i ricordi dell’ex direttore sportivo Gianluca Petrachi: "Il campionato ha dato consapevolezza. Occhio alle mosse di Stroppa"

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di Francesco Paletti

Punto primo. "Io auguro tutto il bene possibile al Pisa per tutto quello che ha significa e ancora significa per me. Sono arrivato che ero alle prime armi e, in una situazione societaria a dir poco complicata, abbiamo sfiorato il doppio salto dalla C alla A". Punto secondo: "Al di là delle mie simpatie, sono convinto che il Pisa abbia tutto per giocarsela alla pari con il Monza e il ritorno all’Arena potrebbe fare la differenza perché quello è uno stadio che trascina". Parola di Gianluca Petrachi, l’unico diesse prima di Chiellini a portare i nerazzurri agli spareggi promozione per salire nell’Olimpo del calcio nazionale, ma anche quello che, l’anno prima, centrò la promozione in B proprio battendo il Monza nella doppia finale del 2007.

Si può dire che Pisa è stato il suo trampolino di lancio per il calcio che conta davvero?

"Assolutamente. Soprattutto è stata una grandissima palestra: lì da voi si respira calcio 365 giorni l’anno, ogni scelta della società genera discussioni come in tutte le piazze passionali. Io ero all’inizio e in quei due anni di scelte forti, che non tutti subito compresero, ne dovetti fare parecchie".

Ad esempio?

"Se ci limitiamo all’anno della promozione, la cessione di Puggioni. Stavamo lottando per la promozione e io andai a vendere il portiere di quella che, con soli cinque reti subite, in quel momento era la miglior difesa dei campionati professionistici europei".

Perché lo fece?

"Senza quei 750mila euro rischiavamo davvero di avere serie difficoltà a chiudere la stagione. Inoltre ero convinto anche di aver rinforzato la squadra perché, in porta arrivò Morello, e in avanti aggiungemmo Ceravolo, che fu determinante ai play-off".

Scelte impopolari ma che poi la piazza le ha riconosciuto.

"Verissimo, sia per quelle di fatte in quel campionato che in quello successivo quando, praticamente smantellai la squadra che aveva appena centrato la promozione, lasciando partire Braglia per prendere Ventura, che era appena retrocesso con il Verona. Ne ho avuto l’ennesima riprova anche in questa stagione, quando sono andato a vedere Lecce-Pisa".

Che è successo?

"C’erano tantissimi tifosi nerazzurri, nonostante la distanza: in molti mi hanno riconosciuto ed è stato un continuo susseguirsi di abbracci e ricordi. In diversi mi hanno anche detto che, nell’immediato non avevano capito alcune scelte fatte a suo tempo, ma che dopo i fatti mi avevano dato ragione. In quell’occasione abbiamo ricordato anche Giovanni Rocchi, un amico che non c’è più, ma soprattutto un tifoso innamorato del Pisa: è stato soprattutto lui ad "attaccarmi" la malattia nerazzurra (ride ndr)".

Dunque ha seguito il Pisa in questo campionato?

"Certo. Diverse volte anche dal vivo. Non solo a Lecce, dove sinceramente non mi è piaciuto moltissimo. C’ero anche a Monza e lì, invece, ho visto una squadra importante per la categoria, aggressiva e con la capacità anche di modificare modulo a partita in corso".

Il fatto di aver battuto due volte il Monza in campionato può avere un impatto sulla finale?

"Sì, ma senza esagerare. Sicuramente ha dato al Pisa la consapevolezza di poter battere i brianzoli. Credo pure che mister Stroppa stia facendo qualche riflessione".

In che senso?

"Quando si gioca contro una squadra che riesce sempre a metterti in difficoltà, è evidente che bisogna provare a cambiare qualcosa".