Bandiere, capitani e bimbi ormai grandi

Il ruolo e l’importanza dei quattro pilastri dello spogliatoio: l’infinita storia nerazzurra di Masucci, Gucher, De Vitis e Birindelli

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Tutte le più grandi imprese – sportive e non – hanno bisogno di figure simboliche alle quali affidarsi per raggiungere l’obiettivo e sulle quali costruire un racconto che sfiora i contorni del mito. La stagione attuale è realmente la migliore che lo Sporting Club abbia mai vissuto da 32 anni a questa parte: per renderla "immortale" il Pisa è atteso dall’ultimo miglio, da percorrere più velocemente delle ultime tre avversarie rimaste in lizza. Come in tutte le grandi storie che si rispettino, anche il percorso della compagine nerazzurra affonda le sue radici in fondamenta solide, gettate con dedizione e caparbietà in epoche precedenti a quella che stiamo vivendo. Lo hanno ripetuto spesso, nell’arco di questa annata, sia Luca D’Angelo che l’amministratore delegato Giovanni Corrado: "Per apprezzare a pieno le soddisfazioni di oggi, dobbiamo ricordarci da dove veniamo e quante delusioni abbiamo dovuto superare". E nella rosa attuale del Pisa ce ne sono parecchi di pilastri che, di queste mazzate, ne portano le cicatrici e che non vedono l’ora di poter incrociare il loro destino con la squadra che, ironia della sorte, poco meno di tre anni fa tenne a battesimo il debutto del tragitto nerazzurro in cadetteria: il Benevento.

BANDIERA D’ACCIAIO

Gaetano Masucci è, per distacco, il simbolo che meglio racchiude tutti i valori cercati e coltivati dalla presidenza Corrado. Voluto a tutti i costi nel gennaio del 2017, l’attaccante campano è sinonimo di attaccamento alla maglia e integrità morale. Sulla sua pelle ci sono le ferite della retrocessione in C del 2017, dell’amarissimo playoff dell’anno successivo, e anche quella del palo che a tempo scaduto, proprio a Frosinone, negò due anni l’accesso agli spareggi per la Serie A. Gli stessi che adesso Tano potrà disputare per coronare l’ultimo sogno della sua carriera nerazzurra. I CAPITANI I SILENZIOSI

Robert Gucher e Alessandro De Vitis, cronologicamente, vengono subito dopo Tano Masucci. Approdati in nerazzurro nell’estate del 2017, hanno fatto di Pisa e della maglia nerazzurra la loro seconda casa. Dopo essere stati sulla breccia per quattro annate consecutive, in questo torneo si sono presi l’onere di guidare il gruppo in silenzio, più spesso dietro le quinte che non sul rettangolo verde. Ma è grazie alla loro bussola morale che il gruppo non si è mai disunito neppure nei momenti più complicati da vivere e gestire. E adesso viene la parte più difficile ma anche più emozionante da vivere: trainare i compagni negli spareggi.

IL BIMBO ORMAI GRANDE

In tutti i sensi: perché di acqua e di partite ne sono passate dall’esordio tra i professionisti, appena 17enne, sul campo del Torino in una gelida serata di dicembre del 2016 in Coppa Italia. E anche perché, alla "veneranda" età di 22 anni da compiere tra due mesi, 188 presenze in competizioni ufficiali con la maglia del Pisa sulle spalle sono un privilegio toccato a pochi. In questo conteggio il bimbo diventato grande può aggiungere anche gli spareggi per la A con la fascia di capitano al braccio. M.A.