Trasporto pubblico e merci "Corsa contro il tempo Ecco come recuperare"

Si tratta di due obiettivi strategici per gli equilibri climatici. Marco Frey (Scuola Sant’Anna di Pisa). Il Paese, anche grazie alla spinta europea, può associare creatività, innovazione e qualità della vita".

di Gabriele Masiero

PISA

"Siamo entrati nella seconda fase (2023-2030) dell’implementazione dell’Agenda 2030 dell’Onu e il quadro di attuazione degli obiettivi non è sicuramente confortante". E’ il giudizio di Marco Frey, professore ordinario di economia e gestione delle imprese e prorettore alla terza missione della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

E le cause però, secondo lo studioso, sono riconducibili anche a fattori straordinari e del tutto imprevedibili, che parzialmente possono giustificare questi ritardi.

"Anche a causa della pandemia e della guerra in Ucraina – osserva Frey – il ritardo accumulato ci chiama tutti a intensificare l’impegno. Dal 2015 in Italia siamo riusciti a migliorare 8 dei 17 obiettivi, ma solo su due (quelli relativi all’energia e allo sviluppo economico e lavoro dignitoso) siamo riusciti a migliorare dopo la pandemia. E in ogni caso il percorso da fare per raggiungere gli obiettivi e i target prefissati è ancora lunghissimo".

Dove abbiamo sbagliato di più?

"Tra le maggiori criticità, facendo riferimento al Rapporto 2022 dell’Asvis, l’alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, possiamo segnalare il peggioramento nel sistema di trasporto pubblico e del trasporto merci ferroviario, nell’efficienza idrica, nella riduzione dell’utilizzo dei fertilizzanti, nel tasso di occupazione. I target in cui, invece, il progresso è risultato più significativo riguardano la destinazione del 25% della superficie agricola alle coltivazioni biologiche, il tasso di riciclaggio superiore al 60% o la diffusione di internet veloce (accelerato proprio dalla pandemia).

L’Unione Europea, con la presidenza Von der Layen, ha pienamente sposato l’Agenda 2030 e sta spingendo con grande determinazione nella direzione delle impegnative sfide economiche, sociali e ambientali che la caratterizzano.

Praticamente ogni mese abbiamo importanti provvedimenti della Commissione Europea che riguardano la decarbonizzazione, l’economia circolare, la transizione energetica, quella verso la mobilità sostenibile, la tutela e valorizzazione del capitale naturale, la promozione dell’agricoltura sostenibile".

Di fronte a questa forte spinta istituzionale come risponde il mondo produttivo?

"Le imprese inseriscono gli indirizzi dell’Agenda 2030 nei propri piani strategici, anche perché le banche hanno cominciato ad associare l’affidabilità e la solidità economica a impegni e a risultati concreti sui temi della sostenibilità. I cittadini e i consumatori mostrano un’attenzione crescente nei propri stili di vita e nelle scelte di consumo".

Il mondo accademico, invece, come si comporta?

"Anche le Università si sono impegnate a definire obiettivi e a misurare il proprio contributo all’Agenda 2030. La Scuola Superiore Sant’Anna, ad esempio, lo fa da diversi anni, avendo nella sua missione l’impegno per un mondo più sostenibile e inclusivo. Nell’ambito di questo impegno, infatti, è stato recentemente istituito un centro interdisciplinare sulla sostenibilità e il clima per rafforzare ulteriormente la capacità di contribuire con l’attività di ricerca e di formazione alla trasformazione del modello di sviluppo economico e sociale, in cui il nostro Paese, grazie anche alla spinta fornita dalle politiche europee, può giocare un ruolo rilevante associando la creatività, all’innovazione e alla qualità della vita".