"Mia cara Teresa...". Quell’amore travagliato del Vate D’Annunzio per la nobile Coppini

Il poeta si contendeva il cuore della giovane con un collega, Guido da Verona. La ragazza, residente a Pieve di Saliceto, era conosciuta per il suo charme. L’antagonista le dedicò il feuilleton ’Sciogli la treccia Maria Maddalena’.

Se siete a caccia di vicende più o meno frivole o appassionanti, tragiche o a lieto fine, la storia della Lunigiana offre a piene mani un repertorio di amori che nel tempo sono stati famosi o comunque importanti. Tra quelli più importanti troviamo Gabriele D’Annunzio ebbe un ruolo in un’altra storia d’amore lunigianese.

Il divino poeta si era invaghito nei primi anni del secolo della nobile Teresa Coppini, residente a Pieve di Saliceto (Comune di Pontremoli) in una villa tra i campi. Era di antica famiglia pontremolese e i suoi antenati avevano partecipato alla storia della città.

La sua bellezza era divenuta proverbiale così come la sua eleganza e lo charme. Viaggiava su una splendida Isotta Fraschini con autista, usava fare il bagno nel latte d’asina e si dice che avesse profondi interessi culturali. Ad ogni stagione la contessa si faceva accompagnare dall’autista a Parigi, dove nei primi anni Trenta del Novecento stava nascendo l’alta moda francese.

Forse per questo il Vate se ne invaghì, ma portando anche ad un passo dal suicidio lo scrittore Guido da Verona, altro amico della Coppini che, innamoratissimo, volle dedicare addirittura alla donna un suo feuilleton dal titolo ’Sciogli la treccia Maria Maddalena’. Tra l’altro i due grandi autori erano già avversari nel settore dell’editoria. Guido da Verona aveva tradotto in nostalgici languori decadenti gli ideali eroici e superomistici di D’Annunzio. La sua prosa era però definita "romanzatura da coltre e da conforto intimo", che tuttavia, stranamente, vendeva più libri del Vate.

Un suo romanzo ’Mimì Bluette fiore del mio giardino’, aveva raggiunto nel 1922 le 300.000 copie, una tiratura impressionante in un’Italia dove l’analfabetismo caratterizzava la maggior parte della popolazione. E forse per questo dettaglio a D’Annunzio non andava giù di cedere il primato amoroso di fronte ad un autore che diffondeva un dannunzianesimo di seconda mano. Nè tanto meno subire la concorrenza dell’antagonista nel corteggiamento di una donna affascinante. L’autore di Alcyone, già a cavallo tra i due secoli aveva contemplato la natura panica della Lunigiana : "Tra il Serchio e la Magra, su l’ozio/ del mare deserto di vele,/ sospeso è l’incanto. Equinozio/ d’autunno, già sento il tuo miele/".

E ancora "Nascente Luna, in cielo esigua come / il sopracciglio de la giovinetta". D’Annunzio era quindi preparato a sentirsi come Andrea Sperelli, aristocratico protagonista del romanzo ’Il Piacere’, trasferito in Val di Magra e vedeva nella Coppini una musa d’occasione. Non si sa come finirono le due vicende sentimentali coperte da una coltre di nebbia, ma che nascevano dalla volontà di vivere la vita come se fosse un’opera d’arte.

Natalino Benacci