Gli Animosi: orgoglio cittadino. Teatro di lirica, ma anche di... risse

Il terreno ceduto gratuitamente nel 1836 dai Micheli in cambio di un palco da tramandare alla famiglia

Gli Animosi: orgoglio cittadino. Teatro di lirica, ma anche di... risse

Per antonomasia è il luogo degli spettacoli, ma spesso diventa anche il luogo di tante iniziative che caratterizzano una città. Se poi come tanti, ha una storia dietro, allora è anche un edificio che ricorda il passato della città. E quello di Carrara racconta una storia interessante, fatta di successi e di conquiste, di rinunce e di ritardi, ma dove non mancano episodi curiosi, tra diatribe, scaramucce e persino risse. Sono gli Animosi, il teatro di Carrara, quello che troneggia nella ex piazza Cesare Battisti. Un teatro piccolo se paragonato ad altri, ma sufficiente per una popolazione che nella prima metà dell’800 non tocca neppure le 10mila unità.

La costruzione del teatro inizia nel 1833 ma è dal 1806 che Carrara è priva di un teatro a causa del trasferimento della Accademia di Belle Arti nel palazzo del principe che ha comportato la distruzione della preesistente sala teatrale al piano nobile del palazzo. Una piccola sala teatrale prende forma all’interno dello stabile della vecchia sede dell’Accademia, ma la città vuole un teatro vero. E’ del 1833 l’iniziativa per la sua costruzione. Viene aperta una sottoscrizione volontaria che, una volta ottenuti i permessi, obbligherà gli aderenti. I sottoscrittori per almeno 100 francesconi possono poi partecipare all’asta per l’acquisto dei palchi, mentre per quelli che sottoscrivono fino a 65 francesconi restano gli ordini minori.

In meno di un mese sono raccolti 4674 francesconi da 257 sottoscrittori: si può iniziare! L’attenzione cade su terreno nei pressi del convento del Carmine ma l’area risulta troppo piccola e dopo tre anni, nel 1836 è individuata l’area “fuori porta a mare” nel terreno di Domenico Maria Micheli che lo cede gratuitamente in cambio della proprietà di un palco al piano nobile da tramandarsi anche ai suoi successori. Prende corpo anche l’accademia del teatro composta da 35 soci che sottoscrivono almeno 60 francesconi ciascuno, ma tra sostenitori volontari e futuri palchettisti, si toccano le 200 persone.

Il terreno è acquistato nel marzo del 1836, nella stessa estate partono i lavori (l’architetto è Giuseppe Pardini), mentre nel marzo 1837 avviene la licitazione dei palchi. E proprio un palco è al centro di una vicenda disdicevole e che ha dell’incredibile: Francesco Del Medico aveva versato 1111 francesconi (100 per la sottoscrizione e 1011 per avere un palco consono al rango familiare, che poi era il numero 9, quello accanto al palco della corona) ma la deputazione del teatro presieduta da Ferdinando Monzoni gli contesta il mancato versamento di nuove quote dovute alla maggiorazione dei costi per i lavori di costruzione.

Del Medico accusa la deputazione di mala gestione dei fondi raccolti e per vie traverse ottiene la chiave del proprio palco. Come contromisura la deputazione fa murare immediatamente l’ingresso del palco. La vicenda si conclude davanti al governatore degli stati di Massa Carrara e Lunigiana, Bayard De Volo, con Monzoni che consegna la chiave ufficiale del palco al governatore che la gira a Del Medico, mentre la deputazione si fa carico della cifra mancante, anche se pare che successivamente Del Medico abbia onorato il saldo. E non mancano neppure i casi di chi, come Nicola Marchetti che nel 1856 vuole ampliare la propria casa adiacente il teatro, e per farlo non si cura neppure troppo del fatto che vada a interferire con il prospetto della facciata.

Oppure la zuffa del 1886 tra Giuseppe Lazzoni e Bernardino Brugnoli, quest’ultimo giunto fuori tempo per la votazione del nuovo presidente del Casino Civico ma che insiste per votare ugualmente. Il teatro è inaugurato il 26 dicembre 1840 con “La donna ambiziosa”, uno spettacolo di prosa di Aurelio Nota, della compagnia della Seta e Pareto. Alla inaugurazione non sfugge come il palco reale sia privo dei consueti addobbi e ciò è interpretato come un segno del disinteresse del duca per la nuova realizzazione carrarese. Sono tempi in cui la prosa è considerata inferiore all’opera (qualcuno definisce la compagnia “dozzinali strioni”), ma poi arriva la musica, le serate di beneficenza, le stagioni operistiche, quelle di carnevale, e anche le tombole per provvedere alle spese della compagnia.

La prima opera in scena agli Animosi è la Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizzetti nel 1842. Nel 1864 nasce il casino civico (oggi stanze del ridotto), con sale da ballo e conversazione; stanza da biliardo; gabinetto di lettura; sala giochi per carte, domino e scacchiere; specchi, divani, tavolini, sedie, pianoforte, tende, lumi a petrolio. Nel 1875 l’accademia diventa ente morale con regio decreto mentre nel 1912 assume l’aspetto che ha ancora oggi. Nel 1906 gli Animosi diventano un cinema che alterna anche stagioni per opere liriche e drammatiche. Nel 1964 il teatro è acquistato dal Comune per spettacoli di lirica, prosa, concerti, cinema d’essai e manifestazioni culturali. Il resto è storia recente: dal 1976 al 1978 è chiuso per lavori, è nuovamente chiuso dal 1980 al 1986.

Poi ancora alterne vicissitudini, chiusure, recuperi e restauri, certificazioni di sicurezza, per una storia che, almeno per il momento è a lieto fine, con gli Animosi tornati alla pubblica fruibilità.

Maurizio Munda