Equità e benessere "Investire nel welfare e nella protezione sociale"

Pieraccini (Cospe Onlus): "Anche in Toscana segnali allarmanti: il 6,7% delle famiglie ha una spesa mensile pari o al di sotto della soglia di povertà".

FIRENZE

Alzare la testa, guardare globale e applicare il concetto di cura non a un giardino, bensì al mondo. La pandemia da Covid-19? Non sia una scusa: dobbiamo continuare a lavorare affinché quante più persone possibili smettano di sopravvivere e comincino a vivere. È la voce di Cospe, associazione di cooperazione internazionale toscana che guarda al mondo da 40 anni, impegnata in ventuno Paesi per la giustizia sociale, la pace e l’equità. Ne parliamo con Francesca Pieraccini che della onlus è direttrice generale e per la quale Cospe è praticamente ‘casa’, essendovi dal 2005: "Abbiamo oltre cento progetti attivi – spiega – su temi a noi cari e che sono anche sfide cruciali: transizione ecologica, cura dei beni comuni, diritti delle donne, equità, diritti dei migranti e inclusione. E lo facciamo secondo valori quali cooperazione, rispetto, professionalità, coerenza, creatività". L’abbattimento delle povertà apre l’Agenda. Da questo aspetto dipende la tenuta intera del patto?

"Ottocento milioni di persone vivono in povertà estrema. Circa una persona su cinque nei paesi più fragili, soprattutto Africa e Asia meridionale. Questa cifra è destinata a crescere. Povertà estrema significa non avere una casa, accesso minimo all’acqua, al cibo, malattie, malnutrizione, abbandono scolastico, indebitamento, conflitti. I costi umani ed economici di tutto questo non possono che crescere. Abbattere la povertà non può non essere il primo dei gol".

Da dove si parte per azzerare questi dati?

"Occorre una risposta globale che passi dalla politica e diventi azione concreta. Servono investimenti per la protezione sociale, per il welfare, per il contrasto al cambiamento climatico, per la transizione ecologica e sociale e la cura dei beni comuni, per l’inclusione, per la difesa dei diritti e per un equo accesso alle risorse. La cooperazione internazionale è al centro di tutto questo e deve diventare un imperativo morale".

In Italia gli ultimi dati Istat sulla povertà assoluta non accennano a diminuire. Preoccupa questa tendenza in vista della scadenza fissata dall’Agenda? "La povertà assoluta, lo dice AsviS nel suo rapporto, colpisce il 9,4% della popolazione e quella relativa l’11,1%. Le donne sono più povere degli uomini. Povertà assoluta uguale povertà minorile e povertà educativa. Ciò significa impossibilità per tanti di far fronte all’accelerazione dell’inflazione e alle conseguenze della crisi energetica. Tutto questo sembra allontanare la speranza di raggiungere i risultati nel tempo previsto. Ma non dobbiamo smettere di lavorare".

Chi sono i poveri in Italia?

"La popolazione a rischio povertà o in condizione di bassa intensità di lavoro supera il 25%. La percentuale cresce per le famiglie numerose, per quelle monogenitore, tra le persone sole che hanno meno di 65 anni e per le famiglie con almeno un cittadino straniero. Si tratta di persone che non hanno standard di vita accettabili e che devono far ricorso a sussidi o al supporto esterno alla famiglia. Di queste persone, quasi 6 milioni possono essere definite in povertà assoluta".

Chi sono i poveri in Toscana? "I dati dell’Ufficio Regionale di statistica ci dicono che il 6,7% delle famiglie ha una spesa media mensile per consumi pari o al di sotto della soglia di povertà relativa. Il rapporto ‘Povertà e inclusione sociale in Toscana’ evidenzia come una famiglia su dieci arrivi con fatica a fine mese, con percentuali più alte per famiglie con minori dove non si riesce ad alimentarsi in modo sano, a riscaldare la casa, a pagare i trasporti, a curarsi. Le zone con povertà relativa maggiore sono la Valle del Serchio (24%) e le Apuane (22%) seguite da pratese e pistoiese (20%)".

Che compito hanno le associazioni che lavorano nella cooperazione internazionale?

"Devono battersi per il rispetto degli impegni assunti dai governi per l’abbattimento della povertà. Invece dal 2018 si assiste a una spirale negativa negli impegni di spesa dell’Italia: gli aiuti verso l’Africa sono stati più che dimezzati, idem per i fondi destinati ai cosiddetti Paesi a basso tasso di sviluppo. L’Agenda 2030 fissa come obiettivo quello dello 0,70 del reddito nazionale lordo, ma siamo lontanissimi: il documento di economia e finanza appena presentato dal Governo infatti riduce ulteriormente i fondi".

Linda Meoni