
Doppio ex di lusso del match, Vitali Kutuzov, 43 anni, presenta il match tra Pisa e Bari, forte di un passato nel quale sfiorò la massima serie con i nerazzurri e fu tra i protagonisti della cavalcata vincente dei pugliesi in Serie A.
Kutuzov, cosa ne pensa di questo inizio di stagione per le sue due ex squadre?
"Sono partite diversamente. Vedo un Bari più stabile, mentre il Pisa non è partito molto bene. Stanno comunque entrambe cercando di trovare l’equilibrio, con le stesse naturali difficoltà. I due gruppi devono essere ancora compattati per provare ad essere tra i protagonisti. Mignani e Aquilani stanno cercando di costruire qualcosa per arrivare almeno a Natale a capire se le due squadre potranno ambire a qualcosa di importante".
Come vede i due ambienti?
"Paradossalmente a Bari c’è un po’ di contestazione per via dei tanti prestiti con cui è stata messa in piedi la rosa. A Pisa c’è meno scontentezza, ma hanno le loro piccole difficoltà".
Quali sono secondo lei le difficoltà dei nerazzurri?
"Sono due anni che a Pisa si fa una ‘falsa partenza’. Per me è un segnale che la società è in fase di organizzazione, ma non è ancora pronta per il salto in Serie A. Per un motivo o per un altro sono state fatte delle scelte che hanno portato nelle ultime stagioni a partire col freno a mano tirato".
Eppure il mercato è stato di alto livello non crede?
"Le prime partite sono state difficili. Sampdoria, Parma, Modena e ora Bari. Non basta avere i giocatori forti, bisogna diventare gruppo in fretta, questa Serie B non aspetta nessuno. Purtroppo solo la vittoria può permettere di compiere un salto di qualità e la crescita del capitale societario".
Approva la scelta di Aquilani?
"Il mister è giovane e ha volontà di migliorare e crescere. Ha dei valori da trasmettere, se riuscirà a farlo allora arriveranno i successi, ma va aiutato soprattutto da un impianto societario forte che quest’anno sarà messo a dura prova".
Cosa le resta del suo passato in nerazzurro?
"Quando giocavo nel Pisa l’organizzazione societaria non era al top, ma sul campo lavoravamo giorno per giorno per migliorare. Non avevamo paura di nessuno. Peccato perché se avessimo avuto una panchina più lunga saremmo andati in Serie A. Con mister Ventura si creò una sinergia speciale: in attacco segnavamo a raffica nel 4-2-4 con me e Castillo punte, Cerci e D’Anna esterni. Per lunghi tratti fummo primi in classifica, poi siamo calati, ma fu comunque un torneo importante".
Sarà allo stadio?
"Purtroppo ho tanti impegni ultimamente e non potrò essere presente. Non vivo più né come un calciatore né come un tifoso, neanche come un uomo di affari, ma sono una persona che si impegna. Lavoro tutti i giorni... anche di domenica".