
Il presidente Rocco Commisso, con il direttore generale Alessandro Ferrari: «Hanno dimostrato (riferendosi anche al dt Pradè, ndr) dedizione e legame a questi colori».
Fa quasi strano avvicinarsi a una nuova stagione senza Joe Barone, e non si può non iniziare con un ricordo del direttore generale viola scomparso tragicamente il 19 marzo scorso per un attacco cardiaco. Oggi più che mai è vivo il suo ricordo: basta passeggiare per il Viola Park per respirare quanto ancora il dg sia presente. E non sono per la scritta sulla palazzina che ospita gli uffici della presidenza. Il solco, come ebbe modo di sottolineare il presidente Commisso, era stato tracciato e resta tracciato "nell’ottica della continuità con lo straordinario ed eccezionale lavoro svolto da Joe e con la volontà di portare avanti quanto ha fatto in questi anni".
Rocco non è un presidente come gli altri. E’ proprio uguale a nessuno. Non potrebbe essere altrimenti. Lo hanno definito in tanti modi e tutti probabilmente giusti e diversi tra loro, ma che riassumono perfettamente Rocco, il ragazzo di Calabria diventato grande al di là dell’oceano, dove tanti hanno tentato e solo pochi hanno vinto. E lui vorrebbe vincere anche nel calcio, come normale che sia, considerata la passione che ci mette, attingendo a quel suo modo di essere così schietto, diretto, passionale e geniale. Ma anche ambizioso, allergico alle critiche, e al tempo stesso estremamente determinato nel costruire e difendere quello che ha realizzato nella sua vita. Professionale e non, con accanto la signora Catherine, motore silenzioso della vita del presidente e non solo professionale. La Fiorentina è il suo vizio più profondo e la voglia di vederla in cima – sempre stando attenti al bilancio – un pensiero che si rincorre da quando ha messo la firma sull’acquisizione del club viola. Ecco perché le tre sconfitte nelle finali delle varie coppe hanno fatto male principalmente a lui che, soprattutto l’ultima, era quella a cui teneva di più; pur non confessandolo anche a se stesso. Sarebbe stata la chiusura del cerchio nel segno di Joe. Braccio destro e anche sinistro, confidente e amico. Fermiamoci qui, per non scadere e cadere nella retorica fine a se stessa.
Dicevamo, continuità. Continuità nella dirigenza e nella voglia, come ribadito nell’ultima conferenza stampa a conclusione della passata stagione, di migliorarsi, rilanciando le ambizioni. Tema sottolineato dal dg Alessandro Ferrari e dal direttore sportivo Daniele Pradè. I due alfieri che Rocco ha scelto con convinzione e con orgoglio difende, affidandosi senza esitazioni. Anche per loro sarà una stagione importante. Stimolante, che può regalare soddisfazioni; ma anche certamente complicata. E non solo in campo, considerato che la partita ’stadio’ è una vicenda intricata e spinosa destinata a trascinarsi ancora, con esiti ancora tutti da capire ed eventualmente ribattere (o meno).
Il calcio non è una scienza esatta e talvolta non sempre le cose in campo vanno come uno se l’aspetta o programma. Eppure se i principi adottati negli affari – in questo caso da Commisso – sono validi, possono essere ricalcati anche nel pallone. Rocco una vittoria l’ha già centrata: aver sostenuto e difeso davanti a tutti e tutto il suo gruppo, dirigenziale e sportivo. Ben sapendo che prima o poi il suo gruppo lo ripagherà. Con gli interessi.