D’Angelo contro Breda: incroci mai banali

Nell’immaginario collettivo è rimasto anche il derby con il Livorno giocato per la prima volta a porte chiuse a causa del Covid

D’Angelo contro Breda: incroci mai banali

D’Angelo contro Breda: incroci mai banali

Quella tra Luca D’Angelo e Roberto Breda è una storia lunga oltre quattro anni, composta da tre capitoli parecchio differenti tra di loro. L’ultimo incrocio andato in scena tra l’allenatore nerazzurro e il tecnico adesso in sella alla panchina dell’Ascoli risale al 15 dicembre 2020, quando all’Arena Garibaldi il Pisa ospitò il Pescara. Sfida mai banale per D’Angelo, nato e cresciuto a pochissimi metri di distanza dallo stadio dove la formazione abruzzese gioca le sfide casalinghe e dove spesso anche l’allenatore del Pisa, da giovane, ha seguito le partite dei biancazzurri. Quella sera di metà dicembre lo Sporting Club comandò in lungo e in largo il match con il Pescara, ma non riuscì a superare il più classico dei "pullman" parcheggiati dall’allenatore avversario nei pressi dell’area di rigore abruzzese. Marconi, Mazzitelli, Caracciolo: tutti i loro tentativi vennero respinti da un Fiorillo in stato di grazia tra i pali. Le altre due sfide rappresentano una storia nella storia, perché sono i due derby con il Livorno disputati nella stagione precedente, quella del ritorno in cadetteria dei nerazzurri. Breda era stato confermato sulla panchina amaranto dopo aver centrato, di rincorsa, la salvezza nell’annata 2018-19; D’Angelo era stato capace di trascinare il Pisa in cadetteria con una cavalcata di 27 sfide senza sconfitte tra febbraio e settembre 2019. In un "Picchi" gremito da oltre 10mila sostenitori, 2mila dei quali arrivati con ogni mezzo dalla città della Torre, amaranto e nerazzurri si incrociarono nel bel mezzo di due percorsi diametralmente opposti.

I padroni di casa avevano collezionato appena 4 punti nelle prime 8 giornate; gli ospiti erano partiti bene e avevano raccolto 10 punti. Sul terreno di gioco lo Sporting Club comandò le operazioni come poche altre volte nella sua storia gli era accaduto nel derby, ma con la più classica delle beffe furono i cugini a festeggiare al triplice fischio: decisiva la goffa autorete di Benedetti siglata al quarto d’ora del match. La gara di ritorno è ancor più nella storia del Pisa, perché fu la prima partita disputata a porte chiuse a causa della crescente emergenza provocata dalla pandemia di Coronavirus, e l’ultima prima dello stop di due mesi imposto dalla Figc a tutti i campionati.

In uno scenario surreale, con parecchi tifosi nerazzurri assiepati sui terrazzi e sui tetti posizionati attorno all’Arena Garibaldi, mister D’Angelo e i suoi calciatori riuscirono a piegare la resistenza di un Livorno avviato verso la retrocessione in Serie C, ma deciso a fare un ultimo sgambetto agli eterni rivali. Rispetto all’andata il Pisa giocò più contratto, ma a metà della ripresa la festa nerazzurra poté esplodere grazie alla magia di Ciccio Lisi, abile a fulminare con un "tiraggiro" Plizzari, restituendo così a Roberto Breda lo sgarbo subito cinque mesi prima e contribuendo a scrivere una pagina dell’albo d’oro dello Sporting Club preziosa per Luca D’Angelo e per tutto il popolo pisano.

M.A.