REDAZIONE SIENA

Vino ecosostenibile, Indaco detta le regole

La società spin-off dell’ateneo punto di riferimento per le certificazioni ambientali delle produzioni agricole. Sarà seguito il ciclo produttivo

Per i produttori di vino che vorranno dirsi ‘ecosostenibili’, da qui in avanti le regole le detta Indaco2. Nata come spin-off dell’Università di Siena (2013-2016), la società formata dai ricercatori Elena Neri e Riccardo Pulselli, che svolge attività di consulenza e comunicazione ambientale rivolta ad aziende, enti e istituti interessati alla propria sostenibilità (il nome è l’acronimo di Indicatori Ambientali e CO2), ha scritto la nuova PRC (Product Category Rule) in collaborazione con tre aziende di livello internazionale: Bortolomiol Prosecco Superiore Valdobbiadene, Roberto Cipresso Winecircus e Fattoria la Maliosa di Manciano.

Il documento, passato al vaglio di una commissione tecnica internazionale, è stato pubblicato ufficialmente dall’ente europeo che si occupa di certificazioni ambientali. E adesso sarà il punto di riferimento internazionale per chi vorrà certificare il proprio prodotto con l’etichetta ambientale EPD (Environmental Product Declaration). Un risultato prestigioso, che mette ancora una volta in luce la vitalità del mondo delle spin-off nate in seno all’Università di Siena e che oggi si sono affermate nei settori più vari.

"Chi accede a questa certificazione – ci spiega Elena Neri, laureata in Tecnologie di analisi degli impatti ecotossicologici, con PhD in Scienze Chimiche – ha dietro analisi sul ciclo di vita e quindi la sostenibilità del prodotto. E questo attraverso tutto il ciclo di produzione, dal lavoro nel campo, e quindi la bottiglia, alla trasformazione nella cantina, all’imbottigliamento e infine alla vendita e alla commercializzazione".

Il documento che adesso detta le regole per la sostenibilità ambientale nel modo dei produttori di vino ha richiesto un anno di lavoro. "Abbiamo ricevuto molti contributi esterni – spiega Neri – perché da subito abbiamo deciso di rendere pubblico quello che stavamo facendo, e attraverso il web abbiamo ricevuto pareri, suggerimenti e tutto il resto. Molti contributi che hanno arricchito il nostro studio. È chiaro che adesso per noi è una grande soddisfazione".

Di più. Un’attestazione di merito e di prestigio, sicuramente. Indaco2, del resto, ha già al suo attivo numerose collaborazioni, tra cui lo studio compiuto per Slow Food che si intitola #FoodForChange, nel corso del quale i ricercatori senesi hanno coinvolto cinquemila persone in vari punti del pianeta (America, India, Africa, Europa, Australia) chiedendo loro di modificare le proprie abitudini alimentari, ovvero ridurre il consumo di carne e aumentare quello di prodotti locali da aziende a "basso impatto".

Riccardo Bruni