"Vaiolo? Non c’è nessuna pandemia. Ma ecco i sintomi ai quali fare attenzione"

Danilo Tacconi, direttore Malattie Infettive del San Donato: "È un virus infettivo che conosciamo da 40 anni, per contagiosità è diverso dal Sars-Cov2"

Ecco quali sono i sintomi del vaiolo

Ecco quali sono i sintomi del vaiolo

Siena, 25 maggio 2022 - "È una malattia diversa nella contagiosità rispetto al Sar-Cov2: non c’è trasmissione aerea a lunga distanza ed ad oggi ci sono stati un centinaio di casi al mondo, partiti da piccoli focolai. Dunque non siamo di fronte a una nuova pandemia". Un messaggio chiaro indirizzato a smorzare qualsiasi allarmismo dal dottor Danilo Tacconi, direttore Malattie infettive del San Donato, ospedale dell’Asl Sud Est di Arezzo, dove è stato individuato il primo caso di vaiolo delle scimmie in un 32enne di ritorno da una vacanza alle Canarie.

Cos’è il vaiolo delle scimmie?

Un virus, dunque infettivo, ma diverso dal vaiolo umano; colpisce mammiferi, ma può arrivare anche all’uomo col salto di specie. Come è successo con l’aviaria che interessa principalmente volatili. Un virus che conosciamo da quarant’anni, che ha avuto un percorso endemico in Africa e casi sporadici fuori da quel continente. Oggi risulta esportato, con piccoli focolai in alcuni Paesi, come appunto in Spagna e alle Canarie.

Come si trasmette?

Il contagio è per contatto diretto, ovvero toccando una persona o indossandone gli abiti contaminati o per rapporti sessuali. La trasmissione può avvenire però anche con particelle, goccioline salivari, per via aerea insomma, ma solo stando molto vicini al portatore, massimo ad un metro e mezzo di distanza. A differenza di altre forme virali infettive qui è necessaria una vicinanza stretta.

Come si manifesta?

I sintomi iniziali, nei primi 23 giorni sono simil influenzali, quindi cefalea, mialgia, febbre; poi compaiono lesioni cutanee, con vescicole, pustole, su tutto il corpo, dal tronco, agli arti, anche al volto e anche ai genitali. Sono segni e sintomi simili a quelli di una varicella. Questo non vuol dire che se si ravvisano alcuni sintomi siamo in presenza del vaiolo, che in Italia è malattia importata, ovvero riconducibile solo ad un viaggio in una zona dove è presente, come in questo caso diagnosticato; o con contatto con persone provenienti da quelle zone, come è per le due persone avvicinate dal 32enne aretino, il suo medico e un amico con cui si è visto di ritorno dalla Canarie.

Sono in isolamento?

I contatti sono messi in sorveglianza, non in isolamento, per 21 giorni, che è il periodo massimo di incubazione della malattia. Si va in isolamento quando arrivano i sintomi, che sono il segnale della contagiosità.

Come si cura?

Tutti i casi descritti finora sono a decorso benigno, ovvero si sono manifestati con lesioni cutanee e sintomi simil influenzali, ma senza coinvolgimento sistemico. Esistono farmaci antivirali comunque, da somministrare in caso di complicanze, polmonari o intestinali o all’immunodepresso.

Un tempo si faceva il vaccino per il vaiolo, è ancora valido?

In Italia è stato fatto fino al ‘78-79: chi ha ricevuto la vaccinazione è parzialmente protetto, nel 75 per cento dei casi o comunque non sviluppa infezione o lo fa in forma ridotta. Oggi non è prevista la vaccinazione, anche se il vaccino c’è già e potrebbe essere usato per i contatti stretti e con somministrazione estesa per anelli concentrici. Non è questa la situazione, in presenza ancora di pochissimi casi. Per ora manterrei la tranquillità e l’abbiamo in due modi: con la rapidità della diagnosi, in modo da contenere la diffusione del virus, e con attenta sorveglianza dei casi e dei contatti, ovvero con il tracciamento, attività possibile di fronte ai numeri minimi di oggi, tanto più di quelli enormi avuti col Covid.

Come sta il paziente?

È mantenuto in ospedale ma sta bene, non ha complicanze né sovra-infezioni batteriche sviluppatesi dalle lesioni cutanee.

Paola Tomassoni