Macchinari made in Siena preparano il vaccino russo

Il direttore di ‘Corima’ Pannini: "Abbiamo fornito l’intera linea di produzione Si tratta di una delle aziende di massimo livello nella ricerca biotecnologica"

Il direttore Massimo Pannini (a sinistra) davanti alle macchine in azienda

Il direttore Massimo Pannini (a sinistra) davanti alle macchine in azienda

Siena, 5 gennaio 2021 -  E’ stata prodotta nello stabilimento ‘Corima’ di Monteriggioni l’intera linea di produzione che confeziona a San Pietroburgo il vaccino anti-Covid19 russo ‘Sputnik V’. "L’abbiamo fornita tempo fa ad una delle aziende di livello più elevato nella ricerca biotecnologica del Paese. Era perfetta per tale impiego. Come detto, una linea produttiva che occupa circa 2mila metri quadrati di spazio. Tanto per dare un’idea grande quanto la metà di un campo da calcio", spiega il direttore di Corima, che è la divisione del Gruppo Marchesini che si occupa di fornitura di macchinari per preparare prodotti iniettabili.  

Lo stabilimento di Monteriggioni, inaugurato nel 2008, è stato ampliato nell’ottobre 2019: quanti gli addetti? "Sono 140. E nessuno ha fatto cassa integrazione poiché, in quanto fornitori di aziende farmaceutiche, potevamo lavorare. Solo nel primo periodo della pandemia, per due settimane, sono stati fatti turni per ridurre la presenza in azienda. Poi la produzione è proseguita, rispettando ovviamente le regole anti-contagio".  

Al colosso russo che produce il vaccino anti-Covid avete fornito un’intera linea di confezionamento. "Il vaccino viene messo in flaconcini di vetro. La linea prevede che siano processati lavandoli con acqua distillata, quindi vengono sterilizzati per uccidere eventuali batteri presenti nel flacone prima di immettervi il prodotto. Ma questo non basta: occorre depirogenare, cioè distruggere le proteine derivanti dall’eliminazione dei batteri anzidetti perché se restano nel contenitore del vaccino, quando si inietta, farà insorgere la febbre nel paziente. Quindi inizia, grazie ad un’altra macchina, il riempimento dei flaconi, la protezione del liquido con un tappo di gomma, mentre la ghieratrice applica la capsula in alluminio che sigilla il prodotto. A questo punto il processo più critico viene concluso. A valle di tale linea c’è quella di confezionamento con l’ispezionatrice per verificare la qualità del prodotto, l’etichettatrice, quindi i flaconi sono inseriti in astucci fino ad arrivare al pallet da spedire alla distribuzione".  

Tutto ciò richiede da parte dell’azienda un investimento importante. "Certo. La macchina che è andata a San Pietroburgo, per esempio, è stata dotata anche di una soluzione particolare che consente di dosare con accuratezza il vaccino e dà ampie garanzie di qualità. Non è comunque l’unica nostra linea che viene impiegata per la lotta al Covid".  

Sentiamo. "Una è stata installata nel 2019 presso un’azienda di Latina che la utilizza per produrre anticorpi monoclonali destinati per esempio agli Stati Uniti. Identica alla linea che ho descritto prima ma in questo caso c’è solo la parte fino alla ghieratrice, senza confezionamento".  

Avete avuto molte richieste durante la pandemia? "Per quanto riguarda gli ordinativi destinati allo stesso tipo di produzione ce n’è già uno in Italia per una multinazionale. Abbiamo svariati contatti sia nel nostro Paese che in Europa e in altri mercati".  

La battaglia contro il virus per ‘Corima’ rappresenta un’opportunità. "Siamo in fase di espansione. Sono già in corso selezioni per assunzioni legate agli uffici tecnici e al reparto di ricerca e sviluppo che verranno potenziati a breve".  

Investimenti, invece? "A medio termine. Attualme nte la filosofia del gruppo è quella di rafforzare l’indotto rendendolo sempre più vicino alle nostre esigenze. In tal modo diamo ai fornitori la possibilità di svilupparsi e noi riduciamo la tempistica contando sull’alta qualità".