
di Laura Valdesi
L’alcol lo trasformava. Quando beveva perdeva il controllo e per la moglie iniziavano i guai. La sofferenza. I maltrattamenti. Gli abusi. Anche sessuali. Alla fine la donna non ce l’aveva fatta più, aprendo il proprio cuore alla polizia. Un vaso di pandora: era emerso quando lui aveva minacciato di ucciderla di botte perché tanto non aveva più nulla da perdere, i rapporti a cui l’aveva costretta, fino a quella volta quando l’aveva afferrata per il collo tenendola stretta. L’uomo, 52 anni, di Siena ha chiesto di essere giudicato ieri con rito abbreviato dal gup Chiara Minerva. A delineare il comportamento di una persona che aveva superato il limite, in più occasioni, è stato uno dei pm del pool ’Codice rosso’, Silvia Benetti. Il difensore dell’uomo, l’avvocato Stefano Borgheresi, aveva chiesto il rito abbreviato condizionato all’audizione di una persona ma il giudice ha detto che bisognava discutere il caso. Relativamente breve la camera di consiglio, durante la quale il 52enne è rimasto in aula ad attendere il verdetto. Il gup Minerva l’ha condannato a 3 anni per i reati di maltrattamenti, lesioni, violenza sessuale e per essersi avvicinato alla casa della moglie nonostante il divieto imposto dal tribunale nell’ottobre 2020. Sul volto dell’uomo, uscendo dal tribunale, si leggeva un misto di rabbia e disperazione.
Stava attraversando un brutto periodo della sua vita, il 50enne. Era cambiato, sempre più spesso si ubriacava. Il rapporto non andava. La moglie cominciava a temere per le figlie, ancora minorenni. Erano la luce dei suoi occhi e intendeva preservarle. Diverse le avvisaglie, tuttavia aveva cercato di lasciar perdere per evitare ulteriori tensioni. Finché nell’agosto 2020, era finita in ospedale. Le lesioni sarebbero guarite in pochi giorni, dicevano i medici. Ma era rimasta spaventata quando il marito l’aveva afferrata per il collo, forte, scagliandole poi in fronte il cellulare. Una ferita alla testa, quella sarebbe guarita velocemente. In realtà la goccia era stata la goccia di troppo in un vaso già colmo di amarezze. Sopraffazioni e umiliazioni, raccontate poi dalla 46enne alla polizia. Iniziate nel 2018 perché tornava a casa ubriaco e la minacciava. "Ti ammazzo di botte"". E ancora: "Tanto non no niente da perdere". Poi la costringeva ad avere rapporti sessuali con lui anche se lei non voleva saperne. Era successo ancora, quando l’alcol ottenebrava la mente del marito. La donna sopportava, all’inizio, per evitare traumi alle figlie. Ma quando ce la faceva si rifugiava in bagno. Era diventato ossessivo. Dopo la denuncia fatta alla Mobile, il gip del tribunale aveva deciso l’allontanamento dell’uomo dalla casa familiare a Siena. Di più: non doveva avvicinarsi a moglie e figlie, né ai luoghi dove si recavano per motivi di lavoro e di studio. Invece l’uomo era andato a bussare addirittura ai vetri della camera da letto della donna. Il resto è storia recente: un percorso doloroso per la coppia, ieri la condanna dell’uomo.