Carissimo Sant’Ansano,
sappiamo che il 1 dicembre dell’anno 304, ai limiti delle crete senesi, a Dofana, venivi decapitato, diventando uno dei Santi preferiti, nonché martire, della comunità senese, tanto da far coincidere il tuo passaggio al cielo con la fine e l’inizio dell’anno contradaiolo. Nel martirio la violenza è vinta sempre dall’amore, la morte dalla vita e per questo ti diciamo di diventare oggi il nostro simbolo della speranza: da parte nostra, non sapendo quando l’alba arriverà, terremo aperta ogni porta. Ne abbiamo di cose da chiederti: non sapendo bene da dove cominciare, lasciando la salute ad altri santi più specializzati, potremmo partire dal lavoro che qui rischia di far vedere il buio a tante famiglie, perché oggi, perdonaci, temiamo di più la disoccupazione che l’inferno.
Magari possiamo terminare con la lievità di chiederti un pizzico di buon umore, di serenità. Si usa dire: "Non scomodare i Santi se non sai che grazia chiedere!": oggi non è il nostro caso. Ah, dimenticavo: cerca di accorciare i tempi della terribile differenza fra speranza e aspettativa! Ti facciamo gli auguri per la tua festa e, come direbbero Troisi e Benigni: "I tuoi peccatori di prima, con la faccia dove sappiamo, sempre zitti, sotto".