Quella di David Branchetti, due volte campione del mondo di arti marziali, nel karate (2018) e nel semi-contact kick boxing poco più di un mese fa, potrebbe apparire una storia prestigiosa ma dai confini esclusivamente sportivi. In realtà la vicenda del quarantaseienne atleta, umbro di nascita ma che ha ora in Sinalunga e nella palestra ’The best body’ il suo punto di riferimento, presenta aspetti umani che la rendono veramente unica. Branchetti ha infatti combattuto sul tatami quasi quanto sui lettini delle sale operatorie ed ha sicuramente trovato avversari più difficili nella serie di problemi fisici affrontati negli ultimi undici anni che non negli atleti che lo sport gli ha messo di fronte.
Così oggi il neo-campione della categoria Veteran - over 40, peso fino a 84 chilogrammi, è l’unico, come testimoniano le ricerche effettuate, a poter indossare la fascia iridata avendo subìto l’impianto di protesi ad entrambe le anche, oltre a due interventi al ginocchio sinistro (il secondo a gennaio 2023) e addirittura a una miocardite che, dieci anni fa, fece dire ai sanitari che poteva considerare chiusa la sua carriera sportiva.
Ma ogni volta David, che nella vita lavora in una stazione di servizio e che sotto la scorza del ’duro’ cela un animo mite, ha avuto la forza di riprendersi, anche contro le previsioni di chi gli sta accanto. "A Carrara, dove si disputava il mondiale unificato di kick boxing, sono andato da solo – racconta Branchetti – e senza dire niente a nessuno: mi avrebbero scoraggiato, avrei dovuto dare troppe spiegazioni, ho preferito affrontare la trasferta in solitario per dedicare tutte le mie energie all’impegno fisico e mentale che mi attendeva". Dove ha trovato, dopo ogni guaio fisico, le motivazioni per ripartire? "In me stesso – risponde l’iridato –, sono caparbio, testardo, non la do vinta ai problemi: ogni difficoltà è diventata uno stimolo per rimboccarsi le maniche. Ammetto di essere stato anche fortunato; devo dire grazie a persone come il dottor Emmanuel Olivier Del Vecchio, l’ortopedico che mi ha più volte operato e che mi ha accompagnato nella riabilitazione e anche sostenuto moralmente, e come il mio coach, il maestro Roberto Geri".
"Dopo ogni stop – prosegue Branchetti – è stato come ricominciare da zero, ho dovuto ritrovare l’equilibrio sul tappeto. Poi, per rientrare nei limiti di peso, mi sono sottoposto a regimi alimentari ferrei". Ora quali sono i suoi programmi? "A distanza di un mese, sto ancora, lentamente, recuperando i postumi dei combattimenti sostenuti a Carrara, per il titolo" ammette Branchetti. "Continuo ad allenarmi, in media due ore al giorno, e ad insegnare in palestra, a Sinalunga, ma soprattutto a mantenere il fisico in efficienza, osservando un rigoroso stile di vita e di alimentazione".
Diego Mancuso