Un robot di nome Rosa. Protesi ortopediche, alla Rugani tecnologia all’avanguardia

Il responsabile dell’Unità operativa Gambera: "Siamo gli unici a utilizzarla in provincia, si riducono notevolmente i tempi di recupero e il dolore". Il macchinario in funzione da gennaio.

Un robot di nome Rosa. Protesi ortopediche, alla Rugani tecnologia all’avanguardia

Un robot di nome Rosa. Protesi ortopediche, alla Rugani tecnologia all’avanguardia

Da gennaio è entrato in funzione al Rugani hospital, la casa di cura sulla Chiantigiana (in località Colombaio): si chiama ’Rosa’, è un robot utilizzato in particolare per le protesi al ginocchio e all’anca, "il primo utilizzato nella nostra provincia", spiega Dario Gambera, responsabile dell’unità operativa Ortopedia della casa di cura. In tutta Italia sono una trentina gli ospedali e cliniche che lo utilizzano, nella nostra Area vasta l’ospedale di Arezzo, oltre appunto alla Rugani. "La tecnologia robotica – afferma Gambera – consente notevoli vantaggi innanzi tutto in termini di precisione e accuratezza dell’intervento. Le conseguenze sono immediate e tangibili non solo dal chirurgo, ma anche dal paziente: minor sanguinamento, riduzione notevole della durata della degenza e della fisioterapia, recupero in tempi ristretti rispetto a una operazione ordinaria".

Proprio la precisione dell’intervento è la chiave di volta per capire quanto l’utilizzo del macchinario possa essere fondamentale: "L’aumento della precisione chirurgica è a livelli massimi – osserva Gambera – con indicazioni di correzione anche molto al di sotto del millimetro. Questo significa realizzare in questo caso protesi ritagliate fino al dettaglio sulle necessità del paziente". Con risultati che Gambera mostra anche attraversa un video: a una settimana dall’operazione, una paziente anziana già cammina da sola, senza alcun ausilio. "Con un intervento tradizionale, sarebbe necessario almeno un mese", osserva ancora.

C’è, chiaro, un tema di costi da non sottovalutare. Il robot rappresenta un investimento rilevante, per il paziente la spesa è destinata a salire. Ma è anche vero che la richiesta è altissima: con l’innalzarsi dell’età media, alcune patologie legate all’invecchiamento possono acuirsi e questo è uno dei casi. L’usura, oppure interventi per fratture eseguiti magari alcuni decenni fa, oltre ovviamente a difformità congenite, possono portare alla necessità di intervenire per ripristinare le funzionalità di cartilagini malandate. "Non ci sono limiti di età per l’utilizzo del macchinario – spiega il dottor Gambera – solo le valutazioni che si fanno individualmente per valutare l’opportunità di un tipo di operazione piuttosto che di un altro. Ma di certo è una tecnologia che guarda al futuro: negli Stati Uniti è stata inserita come obbligatoria in tutti i centri universitari".

Ad oggi sono circa trenta le persone operate al Rugani Hospital con il robot ’Rosa’ per impianti di protesi, cui si aggiungono quelle che seguono il percorso ordinario. "Tra gli elementi di forza – prosegue Gambera –, l’applicabilità anche per le patologie più gravi e la longevità dell’impianto protesico".

E il dilemma sanità pubblica, sanità privata? Nessun dilemma, replica Gambera: "Qui seguiamo tante persone, in forma convenzionata o in forma privata. Siamo comunque impegnati per fornire la migliore assistenza possibile al cittadino".