
"Un premio all’impegno di chi lavora in Contrada"
"Il motivo per cui mi è stato chiesto di andare a prendere il cavallo? E’ stato un riconoscimento del lavoro svolto dal consiglio di Società negli ultimi quattro anni. Sono andato come loro rappresentante ma anche per tutte le persone che si impegnano ogni giorno in Contrada, mettendoci cuore e anche mani", spiega Filippo Cinotti, il presidente della ’Trieste’ che ha portato in Fontebranda il cavallo vittorioso, Zio Frac.
Dormito la notte prima dell’assegnazione?
"Non ho dormito da quando il capitano me l’ha detto, ossia dall’8 agosto. Per l’emozione, dopo quattro anni. Il primo palio che si ricorreva. C’era grande aspettativa e il cavallo è una componente importante".
Durante queste notti insonni pensavi al nome di un cavallo in particolare?
"Non ci capisco nulla. Però Zio Frac, prima ancora che nel 2022 toccasse al Drago, aveva qualche numero molto particolare per me che non ho più i genitori. Aveva il 27, è legato a mia madre. Dissi subito ’questo vince il palio’. Fu così. Poi il fatto che sia toccato alla Torre il 2 luglio scorso, giungendo secondo. Non è la prima volta che corriamo con un barbero toccato alla rivale e riusciamo a vincere, basta pensare a Guess".
Quando eri in piazza il 13 agosto cosa pensavi in attesa che il sindaco leggesse il verdetto della sorte?
"La cosa che mi ha emozionato è stato il boato degli ocaioli dietro di me. Bellissimo".
Con il capitano vi siete guardati?
"Lui ha fatto un gesto di approvazione, era contento".
Alla prova generale 2mila persone.
"Tantissime. A sedere 1900 più circa 200 di servizio. Il capitano ci ha caricato a molla, è stato fuori dalla sua normalità. Alzati dalla cena c’era chi piangeva: tanta, tanta emozione".
Quando l’hai visto vincere?
"Ero in società, inquadravano la Pantera che era prima e Zio Frac non si vedeva. Ho pensato ’peccato’. Poi è arrivato come un missile, è caduta la Pantera. L’ultimo Casato con la Torre è incredibile, farò una gigantografia per la mia camera. Zio Frac schiva la Pantera, chiude la Torre, eccezionale".
La dedica di questa bella storia?
"Ai miei genitori che si chiamavano Patrizia e Vinicio e ai nonni Livio, grande ocaiolo, e Adele. E al mio consiglio, è stato il nostro cavallo e di conseguenza è il nostro Palio".
Avevi fatto un fioretto?
"Avevo dato un appuntamento. Prima di andare a prendere il cavallo sono stato al cimitero dai miei genitori, da monsignor Bani, poi mi sono fermato in Duomo. Ero da solo alla Madonna del Voto e quando sono andato via gli ho detto ’ci si vede il 16’. Gli appuntamenti vanno rispettati".
La.Valde.