
Un adieu lungo 30 anni La poesia di Leo Ferrè che scelse Castellina per la sua vita in note
di Paolo Bartalini
Aveva scelto i docili pendii del Chianti il grande Léo Ferré, come rifugio per le sue creazioni tra musica e parole irriverenti e contro ogni potere, entrate a pieno titolo negli universi della letteratura, della canzone d’autore e oltre, fino al panorama internazionale delle composizioni classiche e sinfoniche.
Proprio nelle campagne intorno a Castellina, a San Donatino, località nella quale si era stabilito nel 1971 cominciando a produrre vino nella omonima azienda agricola, lo chansonnier, nato nel Principato di Monaco nel 1916, si spense trenta anni fa.
La morte, "il lampo acuto della sciabola" volendo citare un passaggio di un suo celebre brano, rimanda al 1993 e per la precisione al 14 luglio. Una data indiscutibilmente rivoluzionaria, per quanto terribilmente borghese per uno come lui che cantò e praticò l’anarchia - definita in una occasione "forma estrema di solitudine" - sino all’ultimo bagliore di vita.
"Era anarchico nella fibra più profonda", afferma Mathieu, il primo dei tre figli di Léo Ferré e di Marie-Christine Diaz, che troviamo ancora oggi intenta ad aprire e a leggere la corrispondenza quotidiana, missive di appassionati e cultori dell’autore di ’Avec le temps’ e di ’C’est extra’.
Un artista totale che seppe realizzare dei portentosi tessuti di note per i testi dei "maledetti" francesi declamando "S’i’ fosse foco" di Cecco Angiolieri e che aspirò a lanciare con forza ’la poesia nelle strade’, in un itinerario utopico da seguire passo per passo.
Tra le impegnative attività di vigneron nel Chianti e di titolare di un piccolo birrificio, Mathieu Ferré si dedica ormai da tempo alla ricerca e alla catalogazione dell’opera paterna, racchiusa in dischi, libri e altri preziosi materiali audio e video all’interno di cofanetti.
"Nel suo ambiente Léo rappresenta un unicum – spiega Mathieu – il che non significa essere migliore o peggiore di altri. Non siamo qui a stilare classifiche di merito. Piuttosto un’eccezione per la sua capacità di esplorare diverse tipologie di scritture, poetiche e musicali, evolvendosi attraverso i decenni e incontrando anche i favori del pubblico tra le generazioni più giovani. ‘Paris Canaille’, del 1953, ha davvero poco da spartire per esempio con ‘Il n’y a plus rien’, di vent’anni più tardi’. Non mancano gli eventi in ricordo.
Il Chianti Festival ha in cartellone per lunedì 24 luglio a Castellina in Chianti, in piazza del Comune, un omaggio a Léo Ferré: "Requiem", una serata in compagnia di Stefano Cocco Cantini (sax), Giuditta Scorcelletti (voce) e Paolo Batistini (chitarra). Da parte del trio, una rielaborazione di pezzi tratti dallo sconfinato repertorio dello chansonnier monegasco.