"Troppi casi, poche scuole resteranno aperte"

Il pessimismo di Spagnesi, direttore del dipartimento di prevenzione. "Il virus va veloce, all’inizio sembrava più controllabile"

di Paola Tomassoni

"I numeri Covid delle scuole sono preoccupanti, se si va avanti così di istituti aperti ne resteranno pochi. Penso che vadano adottate altre misure preventive e restrittive": il parere è importante, venendo dal dottor Maurizio Spagnesi, direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Asl Toscana Sud Est, l’istituzione riferimento delle scuole per tutto quanto ha a che fare con il Covid.

Cosa sta accadendo nelle scuole?

"All’inizio il fenomeno sembrava controllabile: in Val di Chiana, dove ci sono stati i primi casi, abbiamo fatto subito i tamponi a tutti i contatti e la situazione è stata contenuta. Invece negli ultimi giorni c’è stata una diffusione inaspettata: dal singolo caso positivo accertato abbiamo trovato molti altri positivi fra i contatti, ovvero fra i compagni di classe, gli insegnanti, fino al nucleo familiare. Poi gli studenti fanno anche sport e dunque i contatti si sono allargati alle società sportive. Il virus è molto più presente di quel che pensavamo. E’ evidente che le precauzioni indicate, mascherine e igiene, non vengono adottate, soprattutto fra i giovani".

Quando viene chiusa una classe o la scuola intera?

"Noi troviamo il caso positivo e facciamo tamponi a tutti i compagni, che chiusi nello stesso ambiente diventano contatti stretti. E dalle indagini non abbiamo mai sicurezza che le norme siano state rispettate, ovvero che in tutti gli spostamenti i ragazzi abbiamo mantenuto la mascherina. Per cui dobbiamo isolare l’intera classe e, in caso ci siano insegnanti in comune, si isolano più classi. Su questa strada ci sono piccoli istituti costretti a chiudere per mancanza di insegnanti. E’ avvenuto questo in diversi casi".

Poi c’è il problema tampone: se faccio richiesta oggi, vengo chiamato domani e il risultato arriva fra tre giorni, nel migliore dei casi. E il virus nel frattempo?

"Il virus è veloce e diffusivo. Anche l’esecuzione dei tanti tamponi quotidiani diventa un problema: oggi dei 2mila fatti ogni giorno nella Toscana Sud, i più sono in ambito scolastico. Stiamo cercando di implementare il numero, ma sono pessimista: le richieste sono enormi. E non voglio pensare a quando, tra poco, inizierà a manifestarsi l’influenza".

E i test rapidi?

"Stanno per arrivare. Abbiamo acquistato una macchina per processare questi test nasofaringei che individuano gli antigeni, nel giro di un’ora massimo. Purtroppo però sono test da sviluppare anche questi in laboratorio, con una macchina e non sul posto: questo vuol dire che dovremo comunque fare prenotare i prelievi, farli e analizzarli. La parte analitica è veloce ma la procedura non migliorerà di molto i tempi della diagnosi".

Come ne usciamo?

"Continuiamo a ripetere di aerare gli ambienti, usare per la scuola anche gli spazi aperti, per quanto possibile, poi igiene e mascherine. La mascherina è l’unica nostra difesa: capisco il disagio dei ragazzi e dei docenti, ma l’adozione anche in classe, in un ambiente chiuso favorente il virus, andrà presa. Vanno valutate misure più restrittive ed efficaci per la scuola. Questo è il cuore dell’emergenza Covid: con un effetto cascata, come un ‘domino’, perché il caso a scuola si rovescia sulla famiglia, poi sul lavoro dei genitori, sui nonni e finisce all’ospedale. Un iter purtroppo prevedibile".