Giovani e scuola, giovani e social: ne parla il professor Andrea Fagiolini, psichiatra direttore del Dipartimento Salute mentale delle Scotte. "Il fenomeno dell’abbandono scolastico può essere attribuito a diversi problemi, sia della scuola, che degli studenti. Da una parte la mancanza di risorse e l’inadeguatezza dell’offerta formativa; dall’altra problemi socio-economici e fattori culturali e familiari. Le famiglie a basso reddito possono avere difficoltà nell’affrontare i costi dei libri, del trasporto o a rinunciare al contributo dei figli. Sul versante della scuola, l’abbandono può essere correlato alla disparità nella qualità delle istituzioni scolastiche: una buona scuola è una scuola che ha le risorse e riesce a incentivare i suoi studenti a proseguire il loro percorso. Fattori personali, come mancanza di interesse per la materia, basso livello di istruzione dei genitori possono influenzare negativamente. Affrontare queste sfide richiede un approccio integrato che coinvolga le politiche scolastiche ma coinvolga anche famiglie e studenti più vulnerabili".
C’è sfiducia?
"La capacità di molti giovani ad accettare la fatica e il sacrificio che lo studio comporta è ridotta rispetto al passato. Le nuove generazioni non hanno vissuto traumi, come le generazioni precedenti e hanno avuto meno opportunità di sviluppare un buon livello di tolleranza. Alcuni hanno sviluppato una capacità di attribuire agli altri la colpa dei propri insuccessi, attribuendo al sistema più colpe di quelle che ha. C’è anche il timore che una laurea non garantisca più lavoro ben retribuito o sicuro".
Come invogliare i ragazzi ad andare a scuola?
"E’ importante parlare in modo positivo e costruttivo dell’istruzione, spiegando come e quanto la scuola possa aiutare a realizzare i sogni, a raggiungere obiettivi, a capire il mondo e vivere una vita più bella. Poi seguire gli interessi dei bambini, incoraggiarli nelle loro passioni. Lo studio deve essere presentato come una cosa bella, una scoperta, un arricchimento. E’ opportuno partire dalle materie più stimolanti che possano rendere l’apprendimento più divertente. I successi devono essere riconosciuti e premiati, attraverso elogi, piccoli regali, senza dare l’impressione di dover fare un piacere ai genitori. E’ inoltre importante avere una routine quotidiana che includa il tempo per studio, riposo e divertimento".
Dilaga l’uso di cellulari, social, giochi online.
"L’uso eccessivo può diventare un problema quando interferisce con le attività quotidiane, come studio, sonno, relazioni interpersonali e attività fisica. Passare troppo tempo sui social media può portare alla riduzione del tempo trascorso con la famiglia, gli amici ed è correlato a problemi come ansia, depressione e bassa autostima. L’uso notturno dei telefoni può interferire con la quantità e qualità del sonno. Passare troppo tempo al telefono o online può portare a sviluppare una dipendenza dai social media, con sintomi di ansia e disagio quando non sia possibile accedere ai dispositivi elettronici. Per correggere l’abuso possono essere stabiliti limiti di tempo giornalieri, incoraggiate altre attività, coinvolgendo altri ragazzi e genitori. Se il problema persiste potrebbe essere necessario ricorrere a un professionista, psicologo o psichiatra".
E’ l’apatia il malessere di questa generazione?
"Lo è per tutte le generazioni. Le generazioni più giovani sono più esposte a un sovraccarico di informazioni e a una maggiore possibilità di vedere soddisfatti rapidamente i propri desideri, rispetto a quello che accadeva in passato, e questo può portare alla perdita della voglia di scoprire nuove cose e di esercitare la fantasia. Più una persona si abitua a avere tutto e subito e meno impara a aspettarlo e apprezzarlo". Paola Tomassoni