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Toti&Civai, un acronimo ’gotico’

Una foto una storia Esperti d’arte, curatori di musei dal Civico al Santa Maria. Un marchio di fabbrica

Toti & Civai, ci suona bene anche come acronimo, una sorta di marchio di fabbrica dell’informazione, della storia dell’arte, di un piccolo mondo, quello senese, che ha ancora molto da raccontare.

Chissà quando si sono incontrati, e capiti, Enrico Toti e Mauro Civai, iniziando un sodalizio che ha prodotto diversi lavori editoriali, la cui punta di iceberg la possiamo considerare la guida "Il sogno gotico", che elabora in sintesi il percorso storico-artistico dei senesi e lo porge con assoluta leggerezza al visitatore. Due esperti di arte, con due punti di riferimenti "fisici": per Civai il Museo Civico di Palazzo Pubblico, per Toti il Santa Maria della Scala, due strutture che meritano e meritavano una progressione di gestione al passo con i tempi. Ma loro sono sempre stati in prima fila, in una lotta contro la burocrazia che è poi sfida quasi impossibile.

Ma a noi interessa soprattutto il senso di questo sodalizio: c’è un antico detto popolare che ci ricorda che ci vogliono due pietre focaie per accendere un fuoco. Per loro è stato così, perché i lavori a quattro mani sono un incendio letterario dove gli intenti si compensano, si confondono e anche il lettore più scaltro non distingue il segno dell’uno o dell’altro.

Un sodalizio che non solo ha fatto storia, ma soprattutto esempio. In un piccolo universo dove ognuno tende a riconoscere soltanto i propri meriti, sono stati il segno di fruttuosa armonia, e ci immaginiamo i momenti passati insieme per creare nuovi libri, l’assoluto divertimento, l’ironia, la certezza di essere protagonisti di un viaggio assolutamente paritario.

Scrive Erri De Luca: "Due non è il doppio ma il contrario di uno, della sua solitudine. Due è alleanza, filo doppio che non è spezzato". Lunga vita quindi a questa straordinaria coppia che ormai fa parte del nostro modo di dire. Sono i nostri Mogol e Battisti, se si parlasse di musica e non di arte. Passati al gergo anche popolare, quello più schietto e vero. Su un cartello a San Prospero, che indicava "Via Enrico Toti", l’omonimo eroe della Grande Guerra, mano ignota ma geniale aveva scritto "E Mauro Civai…".

Il segno della soffice e aggraziata ironia tutta senese. Un messaggio divertito non certo destinato a tutti. Si deve essere nel cuore della gente, come lo sono loro. E così ci accorgiamo che non solo i lettori, ma anche la voce popolare non li lascia mai soli.

Massimo Biliorsi