"Torture a Siena: sentenza da riformare"

Un tribunale di Siena condanna a sei anni e mezzo un ispettore capo per tortura su un tunisino. La sentenza è storica perché riconosce la natura autonoma del reato della tortura. Gli avvocati proporranno appello, ma la normativa va rivista per tutelare tutti.

"Devo ancora esaminare le oltre 250 pagine di sentenza. E’ stato scritto un ’libro’ sulla vicenda di Ranza", la prima considerazione dell’avvocato Fabio D’Amato che insieme al collega Nicola Anelli difendeva nel processo per le torture nel carcere un ispettore capo. Condannato a sei anni e mezzo per il caso del tunisino di 31 anni picchiato e colpito con calci, sottoposto ad un "trattamento inumano", secondo i giudici, durante il trasferimento di cella. Gli altri 4 imputati, anch’essi condannati in primo grado, erano assistiti dall’avvocato Manfredi Biotti. Un pronunciamento storico perché riconosce la natura autonoma del reato della cosiddetta tortura "pubblica o di Stato", come si rileva nella sentenza. "Chiaramente proporremo appello – prosegue D’Amato –; abbiamo meno di 45 giorni, dovremo correre. Il tribunale si è invece preso sei mesi per depositare le motivazioni. Difficile fare commenti, anche a caldo, su una sentenza così elaborata. Prendiamo atto che è stata fatta una corposa motivazione che valuteremo. Cercheremo di riformare in secondo grado a Firenze la sentenza che troviamo comunque estremamente penalizzante e punitiva". Il difensore accenna anche al fatto che "la tipicità e la specificità di una norma penale sono la migliore garanzia. Se resta invece un pochino generica si va incontro a valutazioni che possono essere anche dure nell’ambito di una materia nuova con poca giurisprudenza. Questo tipo di sentenza è, a mio avviso, anche frutto di una normativa che non è particolarmente brillante e che andrebbe rivisitata per la tutela di tutti, degli stessi detenuti ma anche di chi opera delle forze dell’ordine. Casi come quello di Ranza vanno forse letti – conclude D’Amato – nell’ottica di qualcosa che ad oggi non è stato plasmato proprio benissimo dal legislatore".