REDAZIONE SIENA

La Tartuca rompe il silenzio e accusa: "Finora mai problemi sui confini"

Il priore Paolo Bennati interviene sul caso sollevato dalla Chiocciola

Paolo Bennati

Siena, 22 dicembre 2016 - "Ogni assemblea è sovrana ed i suoi deliberati si assume siano espressione della volontà della comunità che la compone. L’assemblea della Contrada della Chiocciola ha deliberato di proporre un’azione giudiziaria nei confronti della nostra Contrada per verificare una questione di confine. In una recente intervista rilasciata alla stampa il Priore (uscente) della Chiocciola ha dichiarato ‘Consapevoli che sarà una bomba nel mondo contradaiolo. E che questo forse si scatenerà contro la Chiocciola. Ce lo aspettiamo. Ma quando chiederanno il perché della scelta, risponderemo con una domanda ‘cosa avreste fatto voi al nostro posto?’". Inizia così la lunga lettera del priore della Tartuca Paolo Bennati che interviene sulla delicata querelle dei confini sollevata dalla rivale.

"Se la domanda fosse rivolta (anche) a me, ma non credo, la risposta sarebbe semplice. Prima di tutto avrei constatato l’esistenza di una situazione di fatto e di diritto, mai oggetto di conflitto o di dissenso tra i rispettivi popoli, pur in un contesto dove momenti di tensione non sono certo mancati. E’ infatti innegabile l’uso pacifico ed indisturbato di quella parte di territorio da parte della Contrada della Tartuca con apposizione delle proprie bandiere. Mai, né in modo ufficiale, né per voce di popolo – prosegue Bennati –, vi sono state contestazioni ogniqualvolta la zona è stata utilizzata. Avrei poi rispettato l’operato del mio predecessore, perchè il priore rappresenta la Contrada e non agisce certo per iniziativa propria. Trent’anni fa, l’allora priore Messina e il priore della Chiocciola Menicori, parteciparono ‘personalmente’ alle operazioni di apposizione delle cosiddette ‘mattonelle’ di confine a conferma di una situazione territoriale riconosciuta e condivisa. Ciò non avvenne certo per decisione unilaterale di una Contrada ma con un lungimirante e pieno accordo nell’interesse collettivo, a cui sono seguiti nel tempo altri faticosi accordi (vedi l’attraversamento del nostro territorio nei giorni del Palio). Avrei poi attentamente valutato se una questione di puro interesse storico, attraente solo per pochi eletti studiosi, sia effettivamente attuale, a maggior ragione in un momento storico dove non ha senso parlare di questue. Mi sarei posto la domanda se ha senso creare un motivo di conflittualità (non necessaria) per seguire le indicazioni di studiosi e nel farmi la domanda mi sarei dato la risposta".

Conclude Bennati: "Mi sarei poi interrogato sull’opportunità di fare tanto clamore, in un momento in cui così spesso da più parti si ritiene utile spegnere i riflettori sulle Contrade e sulla Festa. Se ancora tutta questa serie di considerazioni non avessero placato la sete di qualcuno, gli avrei ricordato che ridefinire i confini appellandosi a giudici che non fanno parte della tradizione e delle regole non scritte della nostra Festa, significa non tutelarla ma seguire una deriva che va contro la sua stessa essenza. Ma d’altra parte ogni Contrada ha una sua identità ed in base ad essa ha il diritto di comportarsi".