
Nuovi sviluppi nell’inchiesta sulla rapina a Torrita finita nel sangue
di Laura ValdesiSIENAUna rapina finita nel sangue. Violenta. Che aveva scosso Torrita e la Valdichiana. Il pakistano di 43 anni dipendente di un kebab bene avviato in via Mazzini a Torrita era stato minacciato con una pistola giocattolo. E poi accoltellato ripetutamente, finendo alle Scotte in prognosi riservata. In neppure due mesi i carabinieri hanno prima denunciato un 18enne bulgaro che vive a Montepulciano e un minorenne accusandoli di essere gli autori del colpo commesso con violenza. Finito nel sangue. Una modalità a cui in Valdichiana non si era certo abituati, tanto da far scattare l’allarme sicurezza. La segnalazione all’autorità giudiziaria dei presunti autori a inizio aprile, martedì invece il nuovo colpo di scena. Quando i carabinieri della compagnia di Montepulciano, guidata da Angelo Aliberto, hanno eseguito l’ordinanza di custodia in carcere emessa dal gip Andrea Grandinetti nei confronti del 18enne. Non ha opposto resistenza nel momento in cui si sono presentati alla porta di casa, accompagnandolo poi a Santo Spirito. L’interrogatorio di garanzia del giovane, che fa l’operaio, si svolgerà domani. Il 18enne è difeso dall’avvocato Fabrizio Betti. Tentato omicidio aggravato e rapina aggravata le accuse mosse nei suoi confronti dalla procura per il colpo del 19 marzo scorso a Torrita.
L’episodio è stato ricostruito nel dettaglio dai militari della stazione locale con i colleghi del nucleo investigativo della compagnia di Montepulciano. "La sera del fatto il giovane, secondo l’ipotesi accusatoria, unitamente ad una persona di minore età" per cui procede l’apposita procura si era introdotto, travisato, all’interno del kebab. Erano circa le 20.30. All’interno c’era soltanto il pakistano che mandava avanti l’attività. Usando una pistola giocattolo che non aveva il tappo rosso (dunque non si poteva capire se era vera o meno) ed un coltello si era impossessato della somma complessiva di 5300 euro. Prima il pakistano era stato accoltellato più volte e poi colpito con il calcio della pistola in modo brutale.
"L’accertamento peritale posto in essere nel corso delle indagini ha ritenuto – spiegano i carabinieri – che le predette modalità dell’aggressione erano idonee a provocare la morte" del kebabbaro. Che non si era verificata "unicamente per la reazione dello stesso. L’azione ha comunque determinato plurime e rilevanti lesioni all’uomo, tra cui lo sfregio permanente del volto". Sembra che la prognosi sia intorno ai 60 giorni.
Una comunicazione fatta dalla procura, quella dell’arresto, "considerata la gravità del reato e il clamore che l’evento aveva creato". Fermo restando che l’inchiesta è ancora in pieno svolgimento.