L’operazione e poi "l’incubo". "Ho trascorso nove mesi d’inferno", aveva raccontato il paziente durante il processo. "Tampone lasciato del naso", confermata in appello la sentenza di primo grado, tre medici di Siena dovranno pagare una provvisionale (esecutiva) di 20mila euro al paziente 46enne che all’epoca lavorava e abitava a Pisa. Da stabilire poi il risarcimento in sede civile. "Ero disperato. Avevo ridotto le occasioni sociali, mi lasciò anche la ragazza dell’epoca. La gente diceva ‘che puzza c’è?’. E poi i mal di testa", aveva spiegato in aula. La storia. La lunga trafila per lui comincia nel 2016, quando, dopo un incidente sul lavoro, "mi portarono alle Scotte a Siena. Mi risvegliai – ricostruisce l’uomo – in terapia intensiva. Avevo fratture nel volto che mi sistemarono. Venni dimesso ad aprile". "Ma il naso mi gocciolava". Vari controlli e una tac, "ma mi continuavano a dire che era tutto a posto". I problemi, però, continuavano e anche il dolore. Finché non si rivolse a un otorinolaringoiatra di Livorno. "Che in mezz’ora, appena vide la tac, mi fece sedere e mi tolse il tampone. Sarebbe dovuto restare 5 giorni nella narice, c’è rimasto 271". Venerdì, la corte d’appello a Firenze ha confermato il verdetto del Tribunale di Siena. Erano finiti sotto processo cinque medici che, a vario titolo, si erano occupati del suo caso. Accusati di lesioni colpose in concorso, per tutti il pm aveva chiesto la condanna a due mesi. L’uomo, costituitosi parte civile, tramite l’avvocato Maria Concetta Gugliotta di Pisa, aveva parlato di "errore inescusabile che configura negligenza e imperizia". La sentenza del giudice Spina, a settembre 2022, aveva stabilito l’assoluzione di due dei medici, difesi da Francesco Maccari ed Enrico De Martino, per non aver commesso il fatto. Condannati gli altri tre al pagamento di una multa, in due casi di 400 euro e in un altro di 300, disponendo in solido una provvisionale di 20mila euro.
Antonia Casini