Stalking, la confidenza ad un’amica: "Ho paura che mi sfregi con l’acido"

La 30enne era stata poi inseguita in macchina dall’ex che in un’altra circostanza l’avrebbe anche presa a calci

di Laura Valdesi

SIENA

"Era spenta. Trasandata. Scostante. Non sembrava più lei", racconta la madre di una trentenne senese. E ancora: "’Ti picchia’, le chiesi. ’Forse ci proverebbe ma non ce la fa’, rispose un giorno". E una volta le disse ’è più facile stare insieme che lasciarlo’. Quella della madre è stata solo una testimonianza delle tante, andate avanti ieri fin quasi alle 18, nel processo che vede imputato per stalking l’ex della giovane donna. E’ stato proprio con il controesame di quest’ultima da parte del difensore dell’uomo che è iniziata un’udienza delicata che ha visto i testimoni del pubblico ministero e della parte civile sfilare davanti al giudice Simone Spina. E raccontare quello che la procura ha ritenuto un rapporto ’malato’.

"Mi denigrava", racconta la giovane elencando le offese. Mi dava della fallita, senza di lui non sarei stata nessuno", spiega al tribunale. Tuttora, conferma più avanti una psicologa, "la sto seguendo nella terapia individuale e di gruppo". Ma ad un’amica con cui era andata a scuola aveva confessato – e quest’ultima l’ha poi riferito ieri sul banco dei testimoni – di avere paura che una volta "l’avrebbe sfregiata con l’acido". "Una sera – spiega ancora in aula – lamentò dolore al costato e a parte della schiena. Disse che l’aveva spinta a terra e colpita poi con dei calci. Accusava dolori ma non volle recarsi al pronto soccorso". A tinte forti la testimonianza del fratello della vittima che è assistita dall’avvocato Claudia Bini. Ricorda che quando in occasione del suo compleanno, nel gennaio 2019, fece una foto postandola poi sul profilo della sorella, "il giorno seguente venni chiamato dal compagno. Disse che non dovevo permettermi di prendere il suo telefono. Si era accorto che tentai più volte l’accesso, avendo installato, così disse, un software. A mia sorella raccomandai di non stare con lui perché era una persona aggressiva dal tono usato con me". L’avevano vista con un segno vicino all’occhio, sia la madre che il fratello. ’Ho sbattuto nel cofano’, si era giustificata. Poi l’episodio drammatico. Aveva avuto davvero paura. "’Mamma mi sta seguendo, mi vuole ammazzare, vado da mio fratello’, la telefonata dell’aprile 2021", riferisce sempre la madre della donna. "Pensavo che fosse morta mamma da quanto urlava al cellulare. ’Vai subito in azienda’, le indicai. E quando corsi giù per raggiungere mia sorella lo vidi rientrare in tangenziale", le parole del familiare. Emerge nell’udienza che quando la donna, lavorando in città, si era appoggiata alla dependance dell’abitazione di un caro amico di famiglia, l’uomo avrebbe rotto la porta a vetro della casa lanciando un mattone. Era capitato che alla madre della ex avesse scritto messaggi: ’Senza sua figlia sto male’, per esempio. Mi chiedeva – riferisce in aula – se aveva paura di lui". Le domandava anche se poteva andare a trovarla. Una volta si era presentato a casa mostrandole la foto della tomba del padre della ex. "L’aveva fatta rimettere a posto, sassini e fiori. Mi sentii defraudata, si trattava di una cosa personale, era mio marito", svela la madre della parte offesa. Anche se il difensore fa notare che non c’era nulla di negativo in ciò che aveva fatto il suo assistito. Anzi. In tribunale anche l’ex compagna dell’imputato da cui ha avuto una figlia che ha confermato di aver interrotto il rapporto "perché a volte era aggressivo". L’udienza riprenderà a gennaio e poi a febbraio per ascoltare molti testimoni, compresi quelli della difesa, prima della sentenza.