REDAZIONE SIENA

Società come bancomat. Cinque misure cautelari

Sequestri fino a 2,8 milioni. Altri 4 indagati. Distratti finanziamenti pubblici. Soldi usati per beni di lusso e ricariche per il gioco on line. Non per le imposte.

Società come bancomat. Cinque misure cautelari

Sei società usate come bancomat personali. Completamente svuotate di beni e risorse. Con il denaro che magari serviva per stare in regola con le imposte utilizzato per tutt’altro scopo. Comprare immobili, per esempio, persino effettuare ricariche di conti gioco-on line, acquistare beni di lusso. La guardia di finanza di Siena ha rilevato che sono stati eseguiti centinaia di prelievi di contanti ed emessi assegni per cose diverse rispetto all’attività d’impresa svolta. Per questo sono state indagate nove persone e per cinque di esse che hanno rivestito ruoli apicali nelle sei società svuotate il pm Siro De Flammineis ha chiesto ed ottenuto l’adozione di misure cautelari per dare un taglio ad una prassi che, secondo quanto rilevato, sarebbe andata avanti da una decina di anni. Il gip ha applicato la misura interdittiva nei confronti dei 5 indagati principali relativamente all’ipotesi di bancarotta fraudolenta e di malversazione, reato quest’ultimo commesso ai danni dello Stato da chi, avendo ottenuto contributi pubblici, li distrae o li usa indebitamente. Una parte delle somme distratte, secondo la procura guidata da Andrea Boni, era costituta per esempio da un finanziamento di 25mila euro con garanzia pubblica che sarebbe stato erogato in base alla normativa adottata durante la pandemia per cui garante del rimborso era lo Stato. Di più: la destinazione era vincolata al fabbisogno dell’azienda. Il giudice ha disposto per i 5 il divieto di esercitare gli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese per un anno, unitamente al sequestro preventivo finalizzato alla confisca del profitto dei presunti reati fino a 2,8 milioni di euro. Chiesta dal pm anche l’apertura di una procedura di liquidazione giudiziale finalizzata a appunto a liquidare il patrimonio dell’imprenditore insolvente, ripartendo il ricavato in favore dei creditori sulla base della graduazione dei loro crediti.

Le indagini della Finanza, guidata dal colonnello Pietro Sorbello, si sarebbero indirizzate anche nella zona nord della provincia. I reati che vengono ipotizzati sono quelli di associazione a delinquere, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, riciclaggio e autoriciclaggio, come detto malversazione di denaro pubblico e bancarotta fraudolenta. Grazie all’analisi di banche dati e dei flussi finanziari sarebbe emerso che i 5 nomi principali si alternavano nella carica di amministratore della società i quali hanno utilizzato – spiegano le fiamme gialle – per oltre dieci anni le società in successione temporale, rendendole inattive appena ricevute le cartelle esattoriali emesse per l’ingente debito erariale e costituendone nuove ove dirottare i fondi drenati dalle precedenti".

Laura Valdesi